Corte dei conti: Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni per l’esercizio 2014

La Delibera n. 7 del 22 febbraio 2016 della Corte dei conti Autonomie, conclude il ciclo dell’attività referente della Sezione sui risultati della gestione della finanza regionale nel suo complesso e di quella sanitaria in particolare. L’analisi finanziaria è stata condotta sui dati degli ultimi rendiconti approvati dalle Amministrazioni regionali. Al saldo economico ancora negativo del conto consolidato delle Amministrazioni regionali si accompagna un saldo negativo della gestione finanziaria di competenza, pari a 10 miliardi.  Il saldo complessivo del quadriennio 2011-2014 evidenzia un deficit di 25 miliardi, scaturiti dalla somma algebrica del saldo negativo della gestione in conto capitale e di quello positivo della spesa corrente. Il consolidato della gestione di cassa in conto capitale evidenzia un deficit cumulato nel quadriennio ampiamente inferiore, grazie anche alle anticipazioni di liquidità concesse dallo Stato nel biennio 2013-2014. Anche la gestione di cassa delle contabilità speciali (partite di giro) mostra un saldo complessivo negativo di oltre 26 miliardi, derivante principalmente dai disavanzi del 2013 e del 2014. Importi di rilievo, che confermano l’esigenza di porre attenzione a questo Settore, il cui impatto sulla gestione dovrebbe risultare tendenzialmente neutro.  Il quadro delle risultanze di competenza delle entrate regionali del 2014 denota una perdita contenuta dopo lo straordinario incremento di risorse registrato nel 2013. Le riscossioni subiscono invece un ridimensionamento del 16,5%, dovuto al più lento smaltimento dei residui. Tuttavia, nel quadriennio, le Regioni a Statuto ordinario hanno assicurato un maggior recupero nella capacità di riscossione dei residui attivi rispetto alle Regioni ad autonomia speciale, le quali evidenziano un sensibile calo delle risorse tributarie, con percentuali di riduzione elevate soprattutto nelle Isole. Criticità particolarmente evidenti risultano anche per le entrate in conto capitale delle Regioni del Sud. Quanto alla spesa, si conferma la tendenza delle Regioni a sottostimare le proprie esigenze funzionali. Nell’esercizio 2014, i pagamenti in conto competenza costituiscono il 76,9% circa della quota impegnata e l’83,3% di quelli complessivi, mentre i debiti pregressi tornano a crescere per effetto della gestione di  competenza, che continua a generare residui rilevanti. Nel quadriennio, si registra una crescita degli impegni che, a livello pro-capite, si traduce in una spesa media al Nord di 2.285 Euro, al Centro di 2.589 Euro, al Sud di 2.536 Euro e nelle Regioni a Statuto speciale di 3.733 Euro. Nell’esercizio 2014, l’indebitamento regionale (incluso il debito con oneri a carico dello Stato) è pari a 67 miliardi, in aumento di circa 5,7 miliardi rispetto al 2013. Di questo, il debito sanitario passa da 23,8 miliardi a 30,7 miliardi. Nel complesso, il debito medio pro-capite passa da 931 euro a 1.043 Euro. Il limite quantitativo all’indebitamento (dal cui calcolo sono escluse le risorse assegnate a titolo di anticipazione di liquidità ex Dl. n. 35/13) è stato oltrepassato dalla Regione Piemonte, mentre le Regioni Sardegna, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto-Adige, Veneto e Puglia non hanno fatto ricorso ad indebitamento. Le operazioni di ristrutturazione del debito regionale, ai sensi dell’art. 45 del Dl. n. 66/14, risultano avviate da 6 Regioni (Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia) per complessivi 5,6 miliardi di titoli in circolazione. Prosegue la riduzione degli strumenti di finanza derivata previsti a copertura di prestiti obbligazionari e di mutui. La Sezione ha poi condotto uno specifico approfondimento sulla gestione regionale delle anticipazioni di liquidità ex Dl. n. 35/13 (cd. “Sblocca debiti”) e sugli effetti della Sentenza n. 181/15 della Corte Costituzionale sui saldi di bilancio, anche alla luce delle sopravvenute disposizioni recate dalla “Legge di stabilità 2016”. Le cause strutturali del deficit regionale sono state analizzate in rapporto all’evoluzione dei debiti residui ed alle misure necessarie al ripiano dei maggiori disavanzi regionali conseguenti ai principi affermati dalla Sentenza. In base ai dati di rendiconto delle Regioni, cresce il peso della spesa sanitaria su quella corrente complessiva, anche se ne diminuiscono i pagamenti. In termini di contabilità nazionale, la spesa sanitaria cresce, nel 2014, dello 0,9%. È il primo, contenuto, incremento di spesa nel corso del quinquennio 2010/2014. La spesa farmaceutica conferma le tendenze consolidatesi a partire dal 2010. Grazie all’ulteriore incremento delle Compartecipazioni versate dagli assistiti, è in diminuzione la spesa convenzionata netta, mentre è in sensibile crescita quella ospedaliera e la distribuzione diretta.  Prosegue il trend in diminuzione dei debiti verso i fornitori e si riduce anche il disavanzo economico complessivo delle gestioni sanitarie. In considerazione dei diversi meccanismi di funzionamento rilevabili nei 3 gruppi di Enti individuati, la fruibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini non sembra uniforme sul territorio nazionale, potendo risultare più onerosa in relazione al luogo di residenza.

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