“Def 2021”: la previsione di crescita del Pil per l’anno corrente è del 4,5%

Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 15 aprile 2021, ha approvato, su proposta del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, la bozza del “Documento di economia e finanza 2021” (“Def”) e il testo della Relazione al Parlamento redatta in applicazione dell’art. 6 della Legge n. 243/2012, da presentare alle Camere ai fini dell’autorizzazione dell’aggiornamento del Piano di rientro verso l’Obiettivo di medio termine.

Per il 2021 è stato stimato un rialzo del Pil pari al 4,5% seguito da 4,8% del 2022, 2,6% del 2023 e 1,8% 2024.

Si tratta del primo Def varato dal Governo a guida Draghi, il secondo dall’avvio della pandemia. Il Documento incamera la richiesta di autorizzazione al Parlamento per un ulteriore scostamento di bilancio da 40 miliardi per finanziare il “Decreto Sostegni bis”, la cui emanazione è prevista entro fine aprile, e di circa Euro 6 miliardi medi annui per il periodo 2022-2033, principalmente finalizzati a finanziare spese per investimenti pubblici.

Il Provvedimento di sostegno all’Economia e alle Imprese, di prossima emanazione, sarà volto in particolare a sostenere i Lavoratori autonomi e le Imprese più colpite dalle restrizioni adottate per contenere il contagio. Ci saranno inoltre risorse destinate a garantire la disponibilità di credito e sostenere la patrimonializzazione delle Imprese.

Le risorse a valere sul periodo 2022-2033 saranno utilizzate per definire un ulteriore pacchetto di interventi dedicati agli investimenti complementari al “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che il Governo considera centrali per dare impulso alla ripresa economica del Paese nei prossimi anni.

In merito, un Comunicato Mef diffuso il 16 aprile 2021, specifica che, “fondamentale nella strategia di uscita dalla crisi e di ritorno allo sviluppo sarà il forte impulso agli investimenti pubblici del ‘Piano’ da circa Euro 222 miliardi per il periodo 2021-2026, di cui circa 169 aggiuntivi rispetto alla programmazione esistente. Per attuare, questo ‘Piano’ sarà necessario semplificare la normativa sulle opere pubbliche e dotare le Amministrazioni coinvolte delle necessarie capacità progettuali e manageriali”.

Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all’indebitamento approvata e quanto era già stato autorizzato in precedenza, il nuovo livello di indebitamento netto delle P.A. è stimato all’11,8% nel 2021. Quanto al rapporto “Deficit/Pil”, si parla di 5,9% nel 2022, 4,3% nel 2023 e 3,4% nel 2024. La previsione è di tornare al di sotto del 3% (che ricordiamo, è la soglia massima del rapporto “Debito/Pil” ordinariamente prevista dal “Patto di stabilità e crescita”) entro il 2025.

Il nuovo livello del debito pubblico è stimato al 159,8% del Pil nel 2021. Anche in questo caso, le stime parlano di una curva discendente a partire dall’anno prossimo: 156,3% nel 2022, 155% nel 2023 e 152,7% nel 2024.

Come ricordato da Palazzo Chigi nella Nota diramata a margine del Consiglio dei Ministri nel corso del quale il Documento è stato approvato, “per l’anno in corso la Commissione Europea ha deciso l’applicazione della cosiddetta ‘General escape clause’ (‘Gec’), per assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra nell’ambito del proprio bilancio per il sostenimento delle spese sanitarie necessarie ad affrontare l’emergenza epidemica e delle misure per contrastare gli effetti recessivi sulle Economie europee della diffusione del ‘Covid-19’. L’applicazione della clausola consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’Obiettivo di medio termine, sebbene essa non sospenda l’applicazione del ‘Patto di stabilità e crescita’, né le procedure del Semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale”.