Il Mes spacca la maggioranza ma anche le opposizioni

Il Mes, dopo aver acceso il duello tra Giuseppe Conte e le opposizioni, spacca la maggioranza. L’Italia lo ritiene “uno strumento totalmente inadeguato”, non ha sottoscritto alcun prestito, di cui comunque “non ha bisogno”: così aveva tuonato il premier nell’infuocata conferenza stampa all’indomani dell’eurogruppo. Ora, però, Pd e Iv aprono all’utilizzo del Fondo, purché senza nessuna condizionalità; ribadisce il suo no, invece, il M5S. Nel mezzo, ancora una volta, il presidente del Consiglio. La trattativa interna alla maggioranza, in realtà, va avanti da settimane: diversi i contatti, viene spiegato, anche con il capo politico pentastellato Vito Crimi per evitare una frattura che non ha motivo di esistere. I dem non intendono alimentare polemiche, ma stare al merito e ribadiscono che “Il Mes non esiste più. Sul tavolo c’è una linea di credito fino al 2% del Pil per le spese sanitarie, sono circa 36 miliardi, ci rifai gli ospedali italiani, metti su i Covid Hospital con quei soldi, non c’entra niente la Troika”. Nicola Zingaretti lo dice chiaro: “Ho fiducia nell’impegno che si sta prendendo Conte sui tavoli europei e ne attendo l’esito. Da governatore più che da segretario Pd dico: se esisterà l’uso senza condizionalità di avere dei miliardi per la nostra sanità io credo che dovremo prenderle queste risorse”. 

Nessun cambio di rotta, viene spiegato, rispetto alle parole pronunciate lunedì dal viceministro all’Economia Antonio Misiani che senza mezzi termini aveva assicurato: “Non utilizzeremo il Mes” anche se si riferiva al vecchio Fondo Salva Stati, quello non è più sul tavolo. Matteo Renzi, dal canto suo, non ha mai avuto dubbi: “Il Mes senza condizionalità va usato di corsa, piaccia o non piaccia ai populisti di maggioranza e opposizione. E vedrete che l’Italia userà tutto: Bce, Mes, Sure, Recovery Fund. Tutto”. I pentastellati, però, non intendono cedere: no era e no resta, almeno per ora. Luigi Di Maio rievoca non a caso le parole del premier. “C’è una trattativa in corso. Uso le parole di Conte: Il Mes è uno strumento antiquato. Forse è arrivato il momento di un mea culpa europeo, l’austerity ha fatto tagli sulla spesa pubblica e questo ha indebolito la sanità pubblica”. Il confronto è serrato e andrà avanti fino al prossimo Consiglio europeo del 23 aprile. I dem avvertono gli alleati: “In questo modo il M5S indebolisce Conte anche nelle altre trattative, l’Italia sarebbe da sola. Come potrebbe ottenere gli eurobond?”. 

Anche l’opposizione, in realtà, è spaccata. “Non dobbiamo assolutamente dire di no al Mes” dice sicuro Silvio Berlusconi. “Sarebbe un errore clamoroso rinunciare ad utilizzare i 36-37 miliardi che potremmo ottenere, senza condizioni, per sistemare il nostro sistema sanitario nazionale. Peraltro a un tasso di interesse inferiore a quelli di mercato”. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, invece, insistono con il loro no al furto dell’Ue. A Porta a Porta il ministro dell’Economia definisce “un po’ surreale e sfasato” il dibattito politico sul Fondo. Roberto Gualtieri ricorda che “l’Eurogruppo non ha deciso e varato nessuno strumento: è passato da una proposta originale, con un Mes a condizionalità leggere come unica risposta alla crisi, ad un documento che, grazie al negoziato dell’Italia, mette sul tavolo 4 proposte, che devono passare al vaglio del Consiglio europeo: stiamo parlando di un processo che non si è concluso”. Il Governo ha chiesto ai partner europei “un impegno che sia all’altezza di questa sfida, e lo stesso Commissario Dombrovskis ha detto che servirà almeno un trilione e mezzo”, spiega il ministro, aggiungendo: “Siamo arrivati a un menù di 4 proposte, e il negoziato principale riguarda la quarta”, il Fondo per la rinascita europea, “perché le risorse di cui abbiamo bisogno è assai maggiore” di quanto si era pensato agli inizi.

Dombrovskis apre su Fondo rinascita. Gentiloni: Ci sarà emissione comune

Qualche apertura dai rigoristi c’è e il Commissario europeo Paolo Gentiloni si dice sicuro che l’emissione di debito comune, in una forma o nell’altra, ci sarà. Ma la strada è ancora lunga e passa per il Consiglio Ue del 23 aprile. Ad ogni modo, parlando alla stampa tedesca, il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis spiega che un Fondo per la ricostruzione, per complessivi 1.500 milioni di euro, è allo studio. Quel progetto voluto dalla Francia, e ben visto dall’Italia, potrebbe quindi vedere la luce e far ripartire in maniera corale il progetto europeo, magari in chiave ambientalista, come auspica il ministro Enzo Amendola firmando il documento per una green recovery. Dombrovskis non entra nei dettagli del Fondo (ancora tutti da discutere), ma dice che potrebbe essere finanziato da obbligazioni “sostenute da una garanzia degli Stati membri”. Dall’Italia, un gruppo di economisti che comprende l’ex ministro Pier Carlo Padoan spinge affinché parta “un processo di ristrutturazione dell’economia europea che punti, in particolare, alla trasformazione digitale e sugli investimenti ambientali”. Sarebbe questo l’orizzonte che dovrebbe avere il piano per la rinascita europea, sempre che i leader riuniti al Consiglio Ue del 23 aprile siano d’accordo. 

Si dice sicuro che ci sarà un’emissione comune Paolo Gentiloni, Commissario all’Economia a Bruxelles: “Bisogna capire come andrà fatto, se con il bilancio comunitario o un altro strumento. Ma lì arriveremo, ne sono convinto”. L’orizzonte, comunque, è di lungo periodo. Più immediato, invece, potrebbe essere il ricorso agli strumenti europei già esistenti. Nel paper firmato da Padoan e pubblicato dalla Luiss si ricorda che la Commissione Ue ha già consentito ampia flessibilità sulla destinazione dei fondi strutturali non ancora utilizzati, e si parlerebbe di circa 20 miliardi; poi c’è il Mes, il Fondo Salva Stati, su cui il dibattito politico italiano non accenna a calmarsi. Oltre al dossier economico, a Bruxelles si preparano anche le linee guida per uscire dal lockdown in maniera armonica nei vari Paesi dell’Ue. Questa exit strategy sarà illustrata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen in una conferenza già programmata la scorsa settimana, ma poi posticipata. A quanto si apprende, si chiederà che le misure di distanziamento vengano ridotte in maniera graduale, per essere sostituite da altre più specifiche, magari rivolte ai gruppi di persone più vulnerabili, come gli anziani, che dovranno essere protetti più a lungo. 

La task force è al lavoro per mettere in piedi la fase due

La task force guidata dall’ex Ad di Vodafone Vittorio Colao consegnerà il “piano per la ripartenza” direttamente al premier Giuseppe Conte entro il week end: “Sarà lui a decidere”, spiega un componente della squadra che ieri si è riunita per più di quattro ore per lavorare al dossier. La Commissione per la fase due dell’emergenza sanitaria però intende sottrarsi dalle polemiche politiche ed evitare di finire nel tritacarne dei partiti; ecco il motivo per cui si punta sul “low profile”: si definirà un progetto che comprenderà, tra l’altro, apposite applicazioni per le autocertificazioni e il tracciamento di chi è stato contagiato, orari flessibili di lavoro, ricorso massiccio allo smart working e la possibile riapertura prima del 3 maggio di alcune attività produttive (il settore dell’auto, della moda, della meccanica per esempio) ma poi toccherà al presidente del Consiglio, anche sulla base dei pareri del comitato tecnico-scientifico, valutare il da farsi. 

Per il momento molti Ministri si affannano a ripetere che siamo ancora nella fase uno, che occorre aspettare, che sarà necessario convivere con il coronavirus. Ma il pressing affinché’ si acceleri sulla fine del lockdown è sempre più forte. Nella maggioranza affiorano i malumori sull’incertezza di un piano di rilancio, sull’indeterminatezza dei ruoli dei diversi Comitati che si sono formati in queste settimane, si comincia a percepire la distanza tra mondi chiamati a collaborare.  Tecnici, economici, politici: “Non si capisce chi deve fare cosa. C’è smarrimento su tanti dossier, perché le imprese lamentano la mancanza di liquidità e gli italiani non vedono ancora i soldi”, lamenta un big di Italia viva. Ieri tra l’altro Matteo Renzi è tornato a chiedere alla politica “il coraggio” delle decisioni visto che “gli altri Paesi sono già ripartiti”. La task force costituita da Conte è stata apprezzata dai dem ma più di un big del Pd chiede che si arrivi al più presto ad una sintesi. Intanto l’ex sindaco di Firenze ha proposto di promuovere Colao ministro generando qualche insofferenza nel Pd e M5S. 

Al Senato

Nella giornata di oggi l’assemblea del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno domani alle 9.30 per l’informativa del Ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova sulle iniziative di competenza del suo ministero per fronteggiare l’emergenza epidemiologica del COVID-19. Alle 12.30 ascolterà del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo sulle iniziative di competenza del Ministero. Oggi non si riuniranno nemmeno le Commissioni.

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi mercoledì alle 9.00 per l’esame del decreto per l’organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali a Milano-Cortina nel 2026 e delle finali ATP Torino 2021-2025, e alle 15.00 per la discussione delle interrogazioni a risposta immediata

Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio inizierà l’esame del decreto Cura Italia per il potenziamento del SSN e di sostegno economico a famiglie, lavoratori e imprese che è stato approvato, in prima lettura, la settimana scorsa dal Senato. Oggi alle 16.00 la Cultura si confronterà sulle proposte di nomina della professoressa Alessandra Celletti, della professoressa Marilena Maniaci, del professore Menico Rizzi e del professor Massimo Tronci, a componenti del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR). 

La Ambiente si confronterà sullo schema decreto legislativo per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di carbonio, nonché adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni comunitarie relative alle attività di trasporto aereo e per l’istituzione e funzionamento di una riserva stabilizzatrice del mercato. La Attività Produttive esaminerà lo schema di decreto legislativo sull’efficienza energetica e quello sull’utilizzo dei termini cuoio, pelle e pelliccia e di quelli da essi derivati o loro sinonimi e la relativa disciplina sanzionatoria. La Affari Sociali invece proseguirà il dibattito sul decreto relativo alle misure urgenti per fronteggiare l’epidemia da COVID-19.

Nomos

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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