Mattarella incarica Conte. I paletti del Colle su Euro e vincoli Bilancio
L’incarico a Giuseppe Conte è arrivato, e i paletti posti dal Quirinale sono pochi, ma pensati: autonomia e potere decisionale del premier, sicurezza finanziaria e mantenimento della fiducia dei mercati, rispetto del vincolo di bilancio. A 80 giorni dalle elezioni, cinque giri di consultazioni e due incarichi esplorativi, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha conferito al professore di diritto privato, già designato come ministro in pectore del Movimento 5Stelle e candidato comune di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il compito di formare un esecutivo.
Un incontro “molto cordiale”, riferiscono dal Colle, servito anche per fare la conoscenza l’uno dell’altro, visto che Mattarella e Conte non si erano mai incrociati. Il Presidente della Repubblica ha ricordato al premier incaricato il ruolo che la Costituzione assegna al presidente del Consiglio all’articolo 95: il premier “dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei Ministri”. Insomma chi guida palazzo Chigi ha un ruolo cruciale, non può essere un mero esecutore di decisioni prese altri.
Poi le difficoltà di un’economia che ha fatto passi in avanti, ma flebili e che non sono ancora abbastanza per poter dire che il Paese sia davvero uscito dalla crisi. Per questo il Capo dello Stato ribadisce la necessità di garantire agli italiani sicurezza finanziaria e all’Italia la fiducia dei mercati. Ultimo, ma non per importanza, la necessità di rispettare i principi della Costituzione, faro del Paese, compreso l’articolo 81 sui vincoli di bilancio.
Conte: “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano”
Come consuetudine, il candidato premier Giuseppe Conte ha accettato l’incarico con riserva e ha annunciato che a partire da questa mattina svolgerà un giro di consultazioni con le forze politiche, per poi tornare al Colle “nei prossimi giorni e sciogliere la riserva” e presentare al Capo dello Stato la lista dei Ministri.
Conte si è presentato ai giornalisti nella sala stampa del Quirinale e ha parlato per circa 4 minuti. “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano senza risparmiarmi e con il massimo impegno e responsabilità”, ha scandito. Quindi, ha messo subito in chiaro che l’Italia resterà saldamente in Europa e confermato la sua posizione in ambito internazionale. Al contempo ha messo subito in chiaro che il programma con cui si presenterà davanti alle Camere per chiedere la fiducia si baserà “saldamente” sul contratto di governo e sulle intese sottoscritte da Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Il giurista e professore di diritto, al centro di un’aspra polemica sul suo curriculum e accusato dalle opposizioni di essere un tecnico, ha tenuto a specificare che il suo ruolo non sarà affatto quello di un mero esecutore. Del resto, ha spiegato, “ho dato un contributo al contratto su cui si fonda l’esecutivo”, come a specificare che il suo non è stato un ruolo da spettatore, e garantisce: “Quello che si appresta a nascere sarà il governo del cambiamento”.
Infine, ha chiarito di aver ben presente le sfide che lo attendono, cui non intende sottrarsi, anzi ha delineato quale sarà la sua direttrice di marcia: Il futuro governo “dovrà cimentarsi da subito con i negoziati in corso sul bilancio europeo, sulla riforma del diritto di asilo e il completamento dell’unione bancaria. È mio intendimento impegnare a fondo l’esecutivo su questo terreno, costruendo le alleanze opportune e operando affinché’ la direzione di marcia tuteli e rifletta gli interessi nazionali”.
Dopo il premier si passa alla squadra di Governo. Confermato Savona all’economia
Fatto il premier resta da chiudere la squadra di Governo. Il via libera del Quirinale alla premiership di Giuseppe Conte dà a M5S e Lega una base di partenza e la certezza vera che il “Governo del cambiamento” ci sarà. Ma la partita è tutt’altro che chiusa, a cominciare dal vero nodo da sbrogliare, quello del ministro dell’Economia: Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nonostante il non gradimento del Colle, insistono sullo stesso nome di 72 ore fa, Paolo Savona.
La trincea sull’ex ministro del governo Ciampi, che ieri ha lasciato il fondo Euklid per impegni pubblici, è dettata da una duplice motivazione. Su Savona, nonostante l’Economia sia in quota Lega, c’è una perfetta condivisione tra Carroccio e Movimento. E, in secondo luogo, cadendo il nome di Savona si rischierebbe di sconvolgere il delicato equilibrio governativo tra i due partiti.
La possibilità che Giancarlo Giorgetti sia dirottato al MEF, oltre a non entusiasmare il diretto interessato, vedrebbe infatti M5S e Lega cominciare un nuovo, rischioso, braccio di ferro. Da qui la decisione di andare fino in fondo su Savona, decisione che, in qualche modo, Conte ha perorato nel faccia a faccia con il Presidente Sergio Mattarella. Le speranze che il Colle ceda sono tuttavia flebili. E, visto che la carta Giorgetti risulta a dir poco problematica, a M5S e Lega servirà trovare, alla svelta, un piano B che lasci più o meno intatto il puzzle ministeriale.
Il totoministri si fa più concreto
Ma i nodi non finiscono qui. Agli Esteri, ad esempio, sono in rapido ribasso le quotazioni di Giampiero Massolo. In pole, come alternativa, c’è l’ex montiano Enzo Moavero Milanesi ma non si esclude che, soprattutto con Giancarlo Giorgetti al Mef, possa essere proprio Luigi Di Maio a guidare la Farnesina prendendosi anche la delega agli Affari Ue.
Il Capo politico dei pentastellati, per ora, punta al superministero Mise-Lavoro, trovando anche in questo caso lo scetticismo del Colle. Secondo gli accordi, al M5S andranno il Ministero della Difesa (in pole ci sono Emanuela Trenta e l’ambasciatore Pasquale Salzano), quello della Giustizia, con Alfonso Bonafede che resta favorito, l’Ambiente che sarebbe affidato al generale Sergio Costa e la P.A., dove è diretta Laura Castelli. La deputata M5S, infatti, difficilmente andrà alle Infrastrutture viste le sue posizioni sulla Tav.
Il dicastero diretto fin d’ora da Delrio potrebbe quindi andare alla Lega (Giuseppe Bonomi o ancora a Giorgetti) ma, se andasse al M5S il prescelto potrebbe essere Mauro Coltorti, già candidato per i Trasporti dal Movimento. All’Istruzione, infine, potrebbe andare il braccio destro di Di Maio Vincenzo Spadafora, che, con Giorgetti al Mef, potrebbe invece essere proposto come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, carica quest’ultima che andrebbe invece a Giorgetti stesso.
Alla Lega andrebbero: il ministero per gli Affari Regionali e Turismo (Gian Marco Centinaio sembrerebbe ancora in pole), l’Agricoltura che sarebbe affidata a Nicola Molteni e Rapporti con il Parlamento a Giulia Bongiorno. Possibile che al Carroccio vadano anche i Beni Culturali, mentre Matteo Salvini si appresta a guidare il Ministero dell’Interno. Ancora incerta la casella della Sanità: al momento sembra probabile che vada alla Lega ma tutti dipenderà da chi siederà al Ministero dei Trasporti; in caso per il Movimento 5 Stelle è pronta Giulia Grillo.