L’Aula del Senato
L’aula del Senato tornerà a riunirsi alle 12.00 per l’esame del decreto sicurezza bis. A seguire si confronterà sul decreto sul personale delle fondazioni lirico-sinfoniche, sul sostegno al settore del cinema e audiovisivo e sul finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali e per lo svolgimento della manifestazione UEFA Euro 2020, sulla proposta di legge delega in materia di ordinamento sportivo e sulle mozioni sul Treno ad Alta Velocità Torino-Lione.
Le Commissioni del Senato
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali concluderà il confronto sul decreto sicurezza bis e sullo schema di decreto legislativo sul Codice di giustizia contabile. La Giustizia dibatterà il ddl relativo all’affido dei minori, quello per il procedimento monitorio abbreviato e il disegno di legge sulle disposizioni in materia di lite temeraria. La Bilancio proseguirà l’esame dello schema di decreto del Presidente della Repubblica sull’’amministrazione e la contabilità delle Amministrazioni pubbliche. La Finanze dibatterà il ddl per la parità di accesso agli organi di società quotate.
La Commissione Istruzione proseguirà l’esame della legge delega al Governo in materia di ordinamento sportivo e concluderà i lavori sul cosiddetto decreto Mibact. La Commissione Salute ascolterà i rappresentanti dell’associazione tecnico-scientifica di stomaterapia e riabilitazione del pavimento pelvico (AIOSS) sulle ddl relative ai soggetti incontinenti e stomizzati. La Territorio, in sede riunita con l’Agricoltura, si confronterà sulla normativa sui nitrati di origine agricola, anche con riferimento alla situazione in Campania.
L’Aula della Camera
Nell’arco di questa settimana l’Assemblea della Camera non si riunirà. I lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno lunedì 9 settembre quando saranno esaminati la proposta di legge costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari, la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’onorevole Diego Sozzani (FI), la pdl per l’attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d’Italia e diverse ratifiche di trattati internazionali. A partire da giovedì alle 15 inizierà la discussione sulla mozione di sfiducia nei confronti del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Come di consueto mercoledì alle 15 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata mentre venerdì le interpellanze urgenti.
Le Commissioni della Camera
Anche le Commissioni riprenderanno i lavori a settembre ad eccezione della Trasporti che mercoledì alle 15.30 ascolterà il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli sul passaggio delle grandi navi nella laguna di Venezia. La Attività Produttive domani ascolterà i rappresentanti di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Uglm, sulle prospettive industriali del sito di Taranto ed esaminerà il ddl sull’attività di estetista, la disciplina dell’esecuzione di tatuaggi e piercing e lo svolgimento delle attività di onicotecnico e di truccatore.
Governo in bilico su decreto sicurezza e mozioni Tav
La maggioranza assoluta, con ogni probabilità, non sarà raggiunta; anche se il decreto sicurezza bis passerà in Senato, Matteo Salvini conterà i voti dei senatori del M5S per valutarne la tenuta. Sarà un ulteriore spunto di riflessione per capire se la maggioranza giallo-verde ha ancora la forza di andare avanti. È quanto trapela, dopo l’ultimo aggiornamento del pallottoliere in Senato e mentre il leader leghista da Colico attacca a testa bassa gli alleati e li avverte sull’altro passaggio atteso in Aula, la Tav: “La mozione M5S è un problema, chiunque dirà no metterà a rischio il Governo. Sono stufo degli attacchi di Di Battista, Di Maio, Grillo, Toninelli: o tutti fanno il loro lavoro o la pazienza finisce”, avverte.
In quarantotto ore, il pericoloso incrocio di voti al Senato sul decreto sicurezza bis e sulla Tav rischia di aprire un’inedita crisi ferragostana. La tensione è tanta: il decreto fortemente voluto da Matteo Salvini dovrebbe essere votato con la fiducia questa sera e passare. Ma Salvini non si fida della capacità di tenuta del gruppo pentastellato: una pattuglia di dissidenti M5S, sei secondo gli ultimi calcoli, rischia, se non di affossare il testo, di far mancare la maggioranza assoluta. E a quel punto potrebbe aprirsi un problema politico. “Vedremo, la giornata sarà lunga, io sarò in Senato per il voto”, dice Matteo Salvini ostentando sorrisi, all’ultimo giorno di vacanza a Milano Marittima.
Il leader del Carroccio ignora le critiche per la sua performance alla consolle del Papeete beach e anche per lo scontro con un cronista di Report sul caso Savoini. Non abbassa i toni e moltiplica gli avvertimenti al M5S tanto che ingaggia un nuovo duello con Alessandro Di Battista: “Stasera potrei mandarlo a cagare”, dice greve. E il pentastellato risponde d’infilata per le rime: “Non me ne frega nulla che si sia inginocchiato davanti ad una cubista, m’indigna che si sia inginocchiato davanti al potere dei Benetton e alle Coop, anche quelle rosse”. A Luigi Di Maio il vicepremier leghista ha chiesto di dare il via libera a temi per il M5S tossici come trivellazioni, sanatoria per l’Ilva, Gronda, termovalorizzatori. E Autonomia. Altrimenti, ha scandito, sarà crisi.
Dal canto suo, Luigi Di Maio non replica. I pentastellati non vogliono dare all’alleato pretesti per rompere e il ministro Alfonso Bonafede media sulla giustizia. Ma il problema è che Di Maio rischia di non tenere i suoi gruppi parlamentari: se il decreto sicurezza bis fosse bocciato, ipotesi assai remota, si aprirebbe la crisi di governo. La maggioranza al Senato sulla carta conta 167 senatori ma se, nel voto di fiducia, l’asticella si fermasse sotto la maggioranza assoluta di 161, potrebbe essere anche Salvini, oltre alle opposizioni, a porre il tema politico di una maggioranza che non c’è. Secondo i calcoli, sarebbero sei i Cinque stelle pronti a non votare la fiducia. Oltre a Elena Fattori, che potrebbe votare No, gli altri potrebbero uscire dall’Aula: si citano Virginia La Mura, Lello Ciampolillo, Matteo Mantero, Alberto Airola, Pietro Lorefice, Mattia Crucioli. In più, ad aiutare dovrebbe arrivare l’uscita dall’Aula di cinque o sei senatori di FI vicini a Giovanni Toti e alcuni di FdI.
Nel M5S Di Maio è sotto assedio. Si dimette Bugani dalla segreteria
Uno strappo che fa rumore e che colpisce lo stato maggiore del M5S: le dimissioni di Massimo Bugani dalla segreteria di Luigi Di Maio non avranno un’eccessiva risonanza in termini di consenso ma segnano una frattura nel cuore dell’universo pentastellato facendo intravedere il rischio di un assedio del capo politico. Anche perché, annunciando le sue dimissioni, Bugani mette per iscritto il suo dissenso rispetto alla strategia di Di Maio e questa volta, a muovere critiche nei confronti del leader non è il classico ortodosso ma uno degli esponenti più vicini a Beppe Grillo e Davide Casaleggio: Bugani è uno dei triumviri che gestiscono l’Associazione Rousseau presieduta dal figlio di Gianroberto Casaleggio. Per questo il suo passo di lato non può che far rumore. Anche perché’ Bugani individua come casus belli uno dei nodi più complessi del M5S: il ruolo di Alessandro Di Battista.
“Tutto è cominciato il 19 giugno con un’intervista in cui sostenevo che Di Maio e Di Battista fossero complementari e non alternativi”, racconta il consigliere del M5S spiegando che, da allora, il rapporto con il vicepremier si è incrinato, salvo peggiorare quando Bugani ha usato parole molto dure contro il ministro Danilo Toninelli per il suo sì al passante di Bologna. “Mi hanno mandato un provvedimento con cui riducono il mio stipendio da 3.800 a 1.600 euro. Io non sono aggrappato ai contratti e allora ritengo doveroso dare anche le mie dimissioni”, spiega Bugani. Un primo chiarimento interno al M5S potrebbe esserci nella riunione congiunta dei gruppi parlamentari convocata per mercoledì ma che, complice la pausa estiva, non è detto si faccia. La sensazione è che, da settembre, Luigi Di Maio sarà chiamato a cambiare la sua strategia e a dare più peso al crescente malessere interno.
A cura di Nomos Centro Studi parlamentari
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