Il Senato esaminerà i decreti mille proroghe e dignità

L’aula del Senato tornerà a riunirsi alle 11 per proseguire l’esame del decreto mille proroghe e a seguire del decreto dignità approvato la settimana scorsa dalla Camera.

Riprendono i lavori delle Commissioni

Per quanto riguarda le Commissioni, nell’arco della settimana la Giustizia proseguirà l’esame e svolgerà diverse audizioni sul disegno di legge per la legittima difesa e inizierà il confronto sul disegno di legge relativo al voto di scambio e su quello relativo all’affidamento dei minori. La Bilancioesaminerà la proposta d’indagine conoscitiva sullo stato e sulle prospettive del processo di revisione della spesa pubblica.

La Finanze, in sede riunita con la Lavoro, esaminerà il decreto dignità. La Commissione Industria esaminerà le comunicazioni della Commissione al Parlamento europeo “Un New Deal per i consumatori” e “Un settore europeo del commercio al dettaglio adeguato al 21° secolo”. La Territorio si confronterà sul ddl relativo alle isole minori.

L’Aula della Camera esamina il decreto per la cessione di unità navali italiane alla Libia

L’Assemblea della Camera a partire dalle 10 di oggi esaminerà il decreto per la cessione di unità navali italiane alla Libia, il decreto, già approvato dal Senato, per il riordino dei Ministeri e la proposta di legge di ratifica dei Trattati Italia-Emirati arabi uniti di estradizione. Infine si confronterà sul Conto consuntivo della Camera per l’anno finanziario 2017 e sul Progetto di bilancio della Camera per l’anno finanziario 2018. 

Anche le Commissioni proseguono a pieno regime

La Commissione Affari Costituzionali, in sede riunita con la Difesa, proseguirà il ciclo di audizioni sullo schema di decreto legislativo per la revisione dei ruoli delle Forze di polizia. Domani alle 13 la Commissione Esteri ascolterà il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi sulla presidenza italiana dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).

La Cultura esaminerà gli Atti europei sulla nuova agenda europea per la cultura, sul ruolo delle politiche in materia di gioventù, istruzione e cultura e sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027). Domani alle 8 proseguirà l’audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Vito Claudio Crimi sulle linee programmatiche del Governo in materia di editoria.

La Ambiente con la Attività Produttive esaminerà le proposte di nomina del Presidente e dei componenti del Collegio dell’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente (ARERA) e si confronterà sulle risoluzioni per il recupero ambientale e lo sviluppo produttivo dell’area di Taranto. La Trasporti esaminerà e la pdl per l’introduzione dell’obbligo d’installazione di dispositivi acustici e luminosi per prevenire l’abbandono di bambini nei veicoli chiusi.

Infine la Commissione Agricoltura esaminerà la proposta di legge per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile e di qualità, e quella per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico.

Grandi opere, scintille tra M5S e Lega

Non ci sarà solo la manovra economica a surriscaldare il prossimo autunno. Negli stessi mesi, infatti, il Governo dovrà trovare una soluzione sulla questione grandi opere che, da giorni, ha fatto salire la tensione tra gli alleati M5S e Lega. Ieri, ad accendere lo scontro è stato il ministro per il Sud Barbara Lezzi, da sempre fautrice dello stop al gasdotto Tap: “Al Sud servono altre infrastrutture”, è l’affondo che il ministro pentastellato, via Facebook, indirizza al vicepremier Matteo Salvini che, ieri, dal palco di Cervia, indicava invece i vantaggi del gasdotto, in primis il taglio del 10% ai costi dell’energia.

Il botta e risposta tra Salvini e Lezzi è solo l’ultima puntata di uno scontro che emerge ciclicamente all’interno del Governo. Troppo diverse le visioni tra Lega e M5S sulle grandi opere, con i nodi della Tav e del Tapche, al Movimento, rischiano di costare caro anche in termini elettorali come ieri sottolineava Alessandro Di Battista. Il “movimentismo” Cinque Stelle ha infatti sempre individuato nella Torino-Lione e nel gasdotto due “nemici” da bloccare ad ogni costo.

“Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che L’Italia aspetta”, è il ragionamento di Barbara Lezzi. In serata la replica di Matteo Salvini: “Le infrastrutture servono, servono strade più belle e ferrovie nuove, io voglio andare avanti. I Cinque Stelle sono gente affidabile, concreta, con voglia di fare bene le cose, ma su qualche cosa dobbiamo metterci d’accordo.”

Eppure, al di là della difficile conciliazione tra M5S e Lega, il governo del Premier Giuseppe Conte deve tenere in conto le non meno importanti conseguenze finanziarie e giuridiche in caso di stop. Anche per questo ciascun ministero ha avviato un’analisi costi-benefici delle grandi opere da completare, dalla Tav alla Pedemontana, dal Tap al Terzo valico. Su queste ultime tre “i benefici sono superiori ai costi”, è la convinzione di Salvini che, sulla Tav, si mantiene invece prudente dando tuttavia un avvertimento al M5S: “Se non farla costasse due, tre o quattro miliardi, è chiaro che andrebbe fatta”.

Diverso il ragionamento del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che, in un’intervista al Corriere della sera, sottolinea gli sprechi legati al progetto e spiega che, se per ripagare l’opera ci vorranno “50-60 anni finendo con il mettere le mani nelle tasche degli italiani, allora è meglio bloccarla”. Entro l’anno, quando è previsto il completamento delle ricognizioni sui progetti delle grandi opere, il Governo dovrebbe dare una risposta.

Toccherà al premier Giuseppe Conte, nei prossimi mesi trovare la quadra tra le posizioni del M5S e della Lega, le richieste degli amministratori locali, il nodo delle penali e anche il pressing dall’estero, come quello di Donald Trump sul Tap.

 

Nomos

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