l Senato boccia la mozione M5S sulla Tav

Dopo settimane di polemiche e rinvii, anche il Parlamento dice sì al Tav, ma Lega e Movimento 5 Stelle si spaccano in Senato. La mozione del Movimento che chiedeva di stoppare l’opera è stata bocciata. A votare contro Lega, Pd, Fi e Fdi, con le accuse dei 5 Stelle ai leghisti di votare insieme ai dem e aprire così un inciucio. Il Senato ha votato anche a favore delle mozioni proTav presentate da Pd, +Europa, Fi e Fdi. Sulla mozione del Partito Democratico, la prima di quelle votate proTav, i voti favorevoli sono stati 180, con 109 contrari. Numeri simili sono stati raggiunti anche dalle altre mozioni a favore dell’alta velocità, votate in rapida sequenza dall’Aula di Palazzo Madama: quella di Forza Italia ha visto 182 voti favorevoli, quelle di Fdi e +Europa 181. La mozione del Movimento 5 Stelle, invece, è stata bocciata da 181 senatori, con 110 voti favorevoli e un astenuto. Quella di LeU, anche questa contraria all’alta velocità, è stata invece preclusa e non si è quindi tenuto alcun voto. 

Una giornata difficile per la maggioranza che in Aula di Palazzo Madama si spacca. Il viceministro all’Economia Massimo Garavagliae il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Vincenzo Santangelo esprimono orientamenti diversi sulle mozioni Tav.  Per Garavaglia, intervenuto a titolo personale, “la posizione della Lega è nota da tempo: invitiamo a votare a favore della Tav e contro chi blocca il Paese”.   Santangelo, chiamato a esprimere i pareri del governo sulle mozioni, si è rimesso all’aula. Una spaccatura evidente andata in scena prima in Senato, poi a palazzo Chigi e poi a Sabaudia dove Matteo Salvini ha tenuto un lungo discorso senza però aprire una crisi di Governo.

Ultimatum Salvini a Conte-Di Maio. M5s apre solo a rimpasto 

Cinque giorni per fare chiarezza: l’ultimatum di Matteo Salviniscade lunedì. Il leader leghista, in un incontro con Giuseppe Conte, ha posto le condizioni al premier e a Luigi Di Maio per andare avanti con il governo. Non solo il rimpasto ma anche una inversione di rotta sulle politiche, a partire da una frenata su reddito di cittadinanza e salario minimo. I Cinque stelle sarebbero pronti a dare il via al cambio di squadra, ma non a cedere sui dossier, perché poi, è la convinzione, il leader leghista alzerebbe sempre più l’asticella. E comunque, è la sensazione tra le fila pentastellate, Salvini avrebbe già deciso di aprire la crisi

Luigi Di Maio, che in nella serata avrebbe incontrato Giuseppe Conte e oggi dovrebbe vedere Matteo Salvini, ha annullato la riunione dei gruppi M5S e a notte fonda, dopo il comizio di Salvini a Sabaudia, ha scritto un post su Facebook in cui rivendica temi e orgoglio pentastellato. Il ministro dell’Interno, osservano fonti leghiste, fa un discorso declinato al passato, raccontando il suo tormento, nelle ore della quasi rottura. Già oggi, avendo annullato gli incontri della giornata in Abruzzo, potrebbe rivedere Conte. C’è chi ipotizza tra oggi e lunedì un colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per ora la condizione sarebbe, nonostante Salvini in pubblico smentisca, il cambio di alcuni ministri, tre su tutti: Danilo ToninelliSergio Costa e, secondo alcune fonti, Giovanni Tria, ma fra i nomi che circolano c’è anche quello di Elisabetta Trenta.

Sale la tensione nel M5S: Di Maio nel mirino, ma il leader per ora resiste 

Il clima è rovente in casa M5S. Il combinato disposto della fiducia al decreto Sicurezza bis e lo schiaffo di Matteo Salvini sul Tav ha rianimato il malcontento nelle truppe pentastellate. Non c’è aria di smobilitazione al momento, ma ci sono profonde riflessioni in corso, soprattutto da parte della vecchia guardia, che rischiano di far diventare le aule parlamentari una polveriera. Si sentono nel più classico dei cul de sac e non vedono una strategia concreta per tirarsene fuori, oltretutto con la fiducia nella leadership di Luigi Di Maio che scema di giorno in giorno. L’altro timore è vedere ridimensionata la squadra Cinquestelle al governo. Il cannoneggiamento quotidiano del leader del Carroccio su Danilo ToninelliElisabetta Trenta e Sergio Costa viene interpretato come un brutto segnale. E un eventuale sostituzione di questi tre elementi della squadra come una sorta di atto di resa

In questo quadro di incertezza, poi, non aiutano le manovre interne di alcune aree dei Cinque Stelle. Per capirci, sono tanti quelli che aspettano una presa di posizione di Alessandro Di Battista o una discesa in campo di Roberto Fico, ma nessuno dei due, a parte l’ex deputato, ha mosso passi concreti per lanciare l’opa sul Movimento. Il presidente della Camera viene inserito nella lista dei possibili successori di Di Maio, ma il diretto interessato sembra volersi sfilare dalla corsa. Discorso diverso, invece, per Dibba, che ha già annunciato un suo ritorno nell’arena politica, ma solo dalla prossima legislatura. 

Nel frattempo la richiesta che viene fatta a Luigi Di Maio è semplice: una maggiore condivisione nelle scelte tra governo e gruppi parlamentari, una struttura e una organizzazione differente, magari anche simile alla Lega, un coinvolgimento maggiore nella stesura delle leggi e una valutazione migliore sul lavoro degli esponenti del governo. Sono alcuni dei punti definiti su un documento che avrebbe dovuto essere portato all’attenzione di Di Maio durante l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari. Assemblea che alla fine è stata rinviata a causa delle fibrillazioni nel governo.

Mattarella attende gli sviluppi della crisi nella maggioranza

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, osserva l’evolversi della situazione politica all’interno dell’esecutivo direttamente dal Quirinale, dove ha fatto rientro dopo qualche giorno passato a Castelporziano. Nessuno per ora lo ha chiamato in causa, e stando a quanto ha detto il vicepremier Matteo Salvini la situazione si chiarirà meglio lunedì, dopo un vertice di governo che si spera risolutivo. Al momento il capo dello Stato è impegnato con l’esame del decreto Sicurezza Bis, approvato lunedì scorso e che dovrà essere promulgato entro 30 giorni. Non è escluso che il testo venga accompagnato da una lettera nella quale Mattarella esprimerà i suoi dubbi, come del resto è già stato fatto con il primo dl sullo stesso tema. Nella giornata convulsa segnata dalle mozioni sulla Tav, non ci sarebbero stati infatti contatti con il premier Giuseppe Conte, con cui il presidente della Repubblica ha avuto un colloquio martedì per fare il punto sui decreti e sulle scadenze prima delle vacanze. 

Toti lancia l’Associazione Cambiamo. Presto sarà un partito

Parte da un’associazione, registrata ieri mattina, la nuova avventura politica del centrodestra moderato lanciata dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, dopo l’addio a Forza Italia. Con lui, nel comitato promotore di Cambiamo, al momento risultano Paolo RomaniGaetano Quagliariello, Osvaldo Napoli, Alessandro Sorte, Stefano Benigni, Luigi Vitali, Claudio Pedrazzini, Massimo Berutti, Manuela Gagliardi. Ma la lista non è ancora ufficiale né completa perché, spiegano dal suo staff, è in continuo aggiornamento. Tuttavia, almeno per il momento, i numeri per costituire gruppi autonomi al Senato e alla Camera non sembrano ancora esserci. D’altronde, c’è pure chi si sta avvicinando a Toti senza recidere definitivamente il cordone ombelicale che lo lega a Forza Italia. “Oggi abbiamo registrato il comitato promotore dell’associazione che nelle prossime settimane evolverà in un movimento politicoche ha come scopo quello di costituire all’interno del centrodestra la casa dei riformisti, dei liberali, dei moderati, dei popolari”, spiega lo stesso Toti. 

“Dopo aver cercato di costruire tutto questo dalla piattaforma di Forza Italia abbiamo deciso questo passo, da un lato con rammarico, dall’altro con molta emozione. Il progetto prenderà forma nelle prossime settimane attraverso i circoli territoriali e un viaggio in tutte le Regioni. E credo che riscuoterà grande successo perché c’è voglia di dare equilibrio al centrodestra”. Il governatore ligure sottolinea che “vogliamo partire dal basso, coinvolgendo i 10 milioni di elettori che in questi anni hanno abbandonato Forza Italia e il Pdl non sentendosi più rappresentati. Deve essere la casa delle categorie, del mondo del lavoro e dell’impresa, dei tanti amministratori piccoli, medi e grandi. Un movimento di partecipazione, cristallinamente alleati con gli amici della Lega e di Fratelli d’Italia”.

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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