Mattarella rilancia sulla necessità di una soluzione dell’emergenza immigrazione

La soluzione all’emergenza immigrazione non sta solo nelle politiche securitarie ma anche nel creare le condizioni di sviluppo adeguate in Africa. Il presidente Sergio Mattarella, mentre il tema flussi torna d’attualità, allarga il raggio dell’azione che l’Italia, ma soprattutto l’Europa, sono chiamate ad affrontare. Lo fa nel corso del bilaterale con Kais Saied, presidente di una Tunisia con la quale l’Italia ha accelerato le interlocuzioni per frenare gli sbarchi. Ma il nodo, per il governo e per il premier Mario Draghi, comunque resta. In vista del Consiglio Ue del 24-25 giugno la partita è tutta in salita: “Sul meccanismo temporaneo dei ricollocamenti c’è un sostanziale stallo”, raccontavano nelle scorse ore fonti europee. Il presidente tunisino ha incontrato Mattarella al Quirinale, presenti anche i ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, prima di recarsi a Palazzo Chigi. E subito si mostra concorde con la strategia indicata dal capo dello Stato per una soluzione di lungo periodo da radicare negli stessi Paesi d’origine, quella che, negli ultimi mesi, convince sempre più anche l’Europa. Non a caso sul tavolo degli incontri a Roma di Saied c’è anche il dossier Libia: La sua stabilizzazione passa per l’abbandono del Paese da parte di truppe straniere e mercenari, è il suo messaggio; “La pacificazione della Libia è una priorità della politica estera italiana”, rimarca dal canto suo Mattarella, accendendo i fari su un altro fattore potenzialmente esplosivo per l’Africa, la pandemia: “Ora serve vaccinare i Paesi in via di sviluppo, la pandemia ha insegnato che è necessaria una visione solidale”, è il suo monito. 

L’incrocio tra migranti e Covid, con l’emergere dei casi di alcuni contagiati dalla variante Delta, è potenzialmente esplosivo anche per la politica italiana, con il centrodestra che torna a farsi sentire: “Non possiamo parlare di Green pass per i turisti e far sbarcare quasi 3000 persone in poche ore; chiederò un incontro con Draghi sul tema sbarchi”, avverte Matteo Salvini. E anche Fi e Fdi lanciano l’allarme della variante Delta arrivata a Lampedusa. Il premier, per il momento, non cambierà strategia, concentrandosi invece sul delicato lavoro diplomatico in vista del Consiglio Ue, un lavoro che passa anche per l’incontro, lunedì prossimo, con la cancelliera Angela Merkel. Parigi e Berlino non hanno mai chiuso a una redistribuzione volontaria dei migranti ma hanno più volte sottolineato il problema di chi, sbarcato in un Paese Ue, fa ingresso in Francia o Germania: “Perché dovrebbero accogliere i migranti dall’Italia se Roma continua a non muoversi su altri dossier che riguardano il Patto sulla migrazione?” è la domanda che martedì veniva posta in Europa descrivendo lo stallo sul dossier. 

Nel Governo è tensione sullo stato d’emergenza. Draghi punta al 31 dicembre

La proroga dello Stato di emergenza, che scade il 31 luglio, è sul tavolo di palazzo Chigi, che la sta vagliando con attenzione. Anche se non è stato ancora deciso nulla, il premier Mario Draghi sarebbe intenzionato ad allungare la misura fino al 31 dicembre per non vanificare alcuni meccanismi di contrasto alla pandemia, primo fra tutti il lavoro della struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo e l’esistenza del Cts. In ballo ancora un piano vaccini che potrebbe subire dei ritardi: l’approvvigionamento da rimodulare, le terze dosi da organizzare e soprattutto quella fase due che vedrebbe l’uscita di scena degli hub a favore di un sistema delocalizzato meritano un controllo capillare per non rischiare di vanificare il percorso fatto con la campagna affidata alle mani del generale. Senza contare che l’Italia, è il ragionamento, ancora non è uscita completamente dalla pandemia nonostante i buoni risultati ottenuti: quello che non vuole Mario Draghi è uscire dall’emergenza per poi rientrarvi in autunno, insomma, per lui il rischio “deve essere sempre ragionato” e non si possono permettere proprio ora passi falsi. Inoltre senza lo Stato di emergenza verrebbe meno la possibilità per le imprese di utilizzare lo smartworking e anche la Dad nelle scuole in caso di quarantena. Per ora, spiegano fonti della maggioranza, si è aperta una riflessione e all’interno dell’esecutivo sono già emersi dei distinguo. 

Dal canto suo Matteo Salvini punta i piedi: “La proroga dello stato di emergenza? Io ne parlo con Draghi, non con i giornali. Il peggio è alle spalle, lo stato di emergenza non c’è nei fatti. Bisogna accelerare sul ritorno alla normalità”. E poi rincara: “Se l’emergenza non c’è sarebbe un bel segnale morale dire che bisogna mantenere cautela ma il peggio è alle spalle”. Non è della stessa idea l’alleata di governo e coalizione Mariastella Gelmini che appare più possibilista: “La valutazione sulla proroga dello Stato di emergenza la farà il Governo con il supporto dei tecnici e del Cts: non si deve abusare della proroga perché sono poteri speciali utilizzati solo dove strettamente necessario, ma la variante Delta non deve essere sottovalutata. Errore che il Governo non farà”. Dal Partito Democratico si alza la voce dell’ex ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: “È da ipocriti pensare di cancellarlo proprio in questa fase”. Proprio dai governatori arriva un’apertura a una proroga che dovrebbe arrivare fino al 31 dicembre: “Le regioni si stanno orientando verso quest’opinione che speriamo sia condivisa dal Governo”, annuncia Michele Emiliano. La posizione del ministro Roberto Speranza invece è quella di dare un segnale al Paese e come detto nei giorni scorsi anticipare la decisione. Per Giorgia Meloni, invece, la proroga dello Stato di emergenza mentre ci si avvia alla zona bianca totale “è una follia”. La decisione sarà presa nei prossimi giorni, non è infatti urgente chiudere la partita in fretta. Per ora l’accelerata del Governo è quella sul green pass il cui ok dovrebbe essere deliberato a breve da Palazzo Chigi, molto probabilmente già oggi.

Il centrodestra trova l’intesa sulla Calabria ma non su Milano e Bologna

Il centrodestra ufficializza la corsa di Roberto Occhiuto per la presidenza della regione Calabria in ticket con Nino Spirlì, il leghista che ha assunto le funzioni di Jole Santelli dopo la morte della governatrice. Ma è fumata nera su chi sfiderà Beppe Sala alla guida di Milano e sul candidato sindaco di Bologna. L’ennesimo vertice sulle prossime amministrative tra i leader di FI, Lega e Fratelli d’Italia, cui partecipano anche Stefano Mugnai di Coraggio Italia e Adriano Palozzi di Cambiamo, si chiude dopo un’ora con un rinvio al 24 giugno. Altri otto giorni per “ulteriori approfondimenti” da fare, ripetono tutti alla fine. “È stato chiesto di incontrare qualcuno dei nomi in ballo, mi sembra giusto”, spiega Matteo Salvini uscendo da Montecitorio; entrando, aveva assicurato che l’accordo sarebbe arrivato “entro la settimana”, ora, invece, dovrebbe essere il 24 il giorno “per chiudere definitivamente” sui nomi mancanti, sentenzia anche la forzista Licia Ronzulli. Da qui l’ottimismo manifestato dai più, solo Giorgia Meloni resta in silenzio, tanto che il segretario della Lega azzarda: “Ormai ci siamo. Nei fatti la federazione di centrodestra c’è già: fuori, prima che dentro il palazzo”. A Milano in pole per Palazzo Marino dovrebbe esserci Oscar Di Montigny, manager di Banca Mediolanum, genero di Ennio Doris e spinto dalla Lega. Ma qualche dubbio resta. 

Per prender tempo o per puntiglio, si vocifera, ad esempio per far pesare il cosiddetto “metodo Michetti”. Il ragionamento è: se per far digerire la candidatura dell’avvocato amministrativista per Roma, voluto da Meloni anche se sconosciuto ai non addetti ai lavori, gli altri alleati hanno chiesto più tempo per sondaggi e incontri, perché non farlo su altri “perfetti sconosciuti” proposti come candidati? Il metodo insomma deve valere pure per Di Montigny, che potrebbe contare su Gabriele Albertini come vicesindaco. Il nome inoltre confermerebbe la linea dei candidati non politici. E non a caso Salvini lo ribadisce a fine incontro: “Saranno candidati civici dappertutto. Vale per Roma, per Milano”. Comunque sia, sul tavolo resta ancora l’ipotesi di Maurizio Lupi, tuttavia il suo nome romperebbe l’accordo sui civici e sembrerebbe non andar giù ad Albertini che l’ha avuto nella giunta. Civici sono in ballo pure a Bologna dove a Fabio Battistini e Roberto Mugavero si affiancherebbe Ilaria Giorgetti, ex presidente di quartiere e tornata a Forza Italia dopo un passaggio alla Lega.  

L’Aula del Senato

Dopo che ieri è stato approvato definitivamente il decreto sulle misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19, l’Assemblea del Senato riprenderà i propri lavori alle 9.30 con l’esame del ddl sulla procedura di nomina dei rappresentanti di lista. A seguire esaminerà il decreto relativo alle misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti e alle 15.00 discuterà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, giovedì la Affari Costituzionali svolgerà delle audizioni sul ddl relativo alle imprese sociali di comunità. La Bilancio si confronterà sul decreto sul fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e su altre misure urgenti per gli investimenti. La Finanze si confronterà sulla proposta d’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul settore del gioco pubblico, sul ddl per il recupero dei crediti in sofferenza, sul ddl sui nuovi strumenti di sostegno all’economia per emergenza COVID19 e sugli Atti europei relativi al cosiddetto pacchetto finanza digitale. La Agricoltura, con la Territorio, esaminerà la legge delega al Governo in materia di protezione degli insetti a livello nazionale e svolgerà delle audizioni. La Industria si confronterà sugli affari assegnati per razionalizzazione, trasparenza e struttura di costo del mercato elettrico e gli effetti in bolletta in capo agli utenti, e sul rifinanziamento della “Nuova Sabatini”; svolgerà delle audizioni sull’area di crisi industriale complessa di Gela, sul ddl per la tutela e sviluppo dell’artigianato artistico e sull’affare assegnato per la promozione e tutela del Made in Italy. La Lavoro svolgerà delle audizioni sul ddl sull’assegno temporaneo per figli minori.

L’Aula della Camera

Dopo che ieri è stata approvata la pdl per la valorizzazione delle piccole produzioni agroalimentari di origine locale, le mozioni sulle iniziative in materia di salute mentale, sul caso di Julian Assange e quella per la salvaguardia l’eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo, nella giornata di oggi l’Aula della Camera non si riunirà. I lavori dell’Assemblea riprenderanno domani alle 9.30 con la discussione delle interpellanze urgenti.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, assieme all’Ambiente, svolgerà delle audizioni sul decreto relativo alla governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e alle prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. La Giustizia, con la Cultura, sulla pdl in materia di titoli universitari abilitanti. La Cultura esaminerà le pdl per la riorganizzazione del sistema d’istruzione e formazione tecnica superiore. La Trasporti ascolterà i rappresentanti di Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici srl sul piano di investimenti della società. La Lavoro svolgerà delle audizioni sui lavoratori che svolgono attività di creazione di contenuti digitali. La Affari Sociali dibatterà sulla pdl per l’introduzione sperimentale del metodo del budget di salute per la realizzazione di progetti terapeutici riabilitativi individualizzati e la pdl sulla diagnosi e la cura delle immunodeficienze congenite e l’assistenza delle persone che ne sono affette. Infine, la Agricoltura svolgerà alcune audizioni sulle pdl per per favorire lo sviluppo e la valorizzazione della castanicoltura sostenibile, il recupero della coltivazione dei castagneti, la prevenzione dell’abbandono colturale e la promozione della filiera produttiva castanicola.


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A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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