Draghi e Cartabia portano in Cdm la riforma della Giustizia. Tensione nel M5S

Mario Draghi, in asse con Marta Cartabia, prova a chiudere il capitolo giustizia. Il pacchetto di proposte del Ministro della Giustizia dovrebbe essere discusso (per essere politicamente blindato) dal Governo nella riunione del Cdm in programma oggi ma sul passaggio, che fino all’ultimo potrebbe slittare, pende un’enorme incognita: una parte del Movimento 5 stelle è pronta a salire sulle barricate contro la proposta sulla prescrizione, che salva solo in parte il testo di Bonafede. E così fino all’ultimo si lavora a un’ulteriore mediazione, per sminare la discussione in Cdm ed evitare una clamorosa spaccatura e il rischio di un voto contrario del M5S. La riforma del processo penale è ferma in commissione alla Camera (attesa in Aula il 23 luglio), mentre più avanzato è il lavoro della riforma del processo civile in Senato; poi bisognerà mettere mano alla riforma del Csm. Ecco perché Draghi e Cartabia decidono che è ora di portare in Cdm il pacchetto di emendamenti del governo sul processo penale; basta rinvii: il passaggio in Consiglio non è d’obbligo, ma il via libera dei Ministri serve a rafforzare l’iter parlamentare. Inizialmente si è provato senza successo a convocare prima una cabina di regia quindi sarà il Consiglio dei ministri la sede politica di discussione e confronto tra le diverse anime del Governo. 

L’intervento è corposo, si va dall’indicazione di alcuni paletti per il ricorso in appello alla relazione al Parlamento di criteri di massima per l’azione penale. Ma è la prescrizione il tema più sensibile, perché l’ultima riforma è stata fatta dal governo Conte. La proposta di Cartabia prevede di salvare la riforma Bonafede per il primo grado, con il decorrere della prescrizione sostanziale, mentre per i gradi successivi introduce un meccanismo processuale d’improcedibilità: due anni di tempo per l’appello, un anno per la Cassazione, decorsi i quali il processo si chiude. Non sono previsti sconti di pena per il condannato mentre per l’assolto termina ogni procedimento. Nel M5S però questa ipotesi crea scompiglio e quando la sottosegretaria Anna Macina in mattinata riferisce la proposta ai parlamentari che si occupano di giustizia, presenti il capodelegazione Stefano Patuanelli e l’ex ministro Alfonso Bonafede, le obiezioni vengono espresse con forza. La strada è in salita, ma fino all’ultimo si cerca una mediazione che eviti di spaccare un Movimento già in grande difficoltà e scongiuri quel muro contro muro che potrebbe portare al voto contrario in Cdm. 

Draghi prova lo sprint sulle nomine Rai ma è tensione nei partiti di maggioranza

Sulla Rai il piano è chiaro: indicare il nuovo amministratore delegato e il nuovo presidente già il 12 luglio, prima del voto del Parlamento sul Cda: è questa la mossa che il premier Mario Draghi potrebbe mettere in campo per sciogliere uno dei nodi politici più ostici, quello dei vertici di viale Mazzini. La decisione verso cui il premier sarebbe orientato non abbassa la tensione in maggioranza e i partiti non avrebbero gradito l’accelerazione: è una mossa che “innova” la legge, è stata una delle reazioni a caldo circolata in maggioranza. Il pressing su Palazzo Chigi, politicamente trasversale, sul dossier Rai nelle ultime settimane ha superato il livello di guardia, e il travaglio interno al M5S ha contribuito a un nuovo rinvio, al 14 luglio, del voto della Camera e del Senato sui componenti del nuovo Cda. Il Governo a questo punto vuole consegnare al più presto una guida forte al servizio pubblico. 

Per il profilo di Ad si guarda innanzitutto al fattore “esperienza internazionale”; due i nomi in pole: quello di Matteo Maggiore, direttore della Comunicazione della Bei (da dove proviene l’attuale numero uno di Cdp, Dario Scannapieco) e quello di Giorgio Stock, ex presidente di Warner Media. Più defilata resisterebbe la candidatura dell’ex ad di Rcs e Gedi Laura Cioli. Sul fronte presidenza per Draghi una delle stelle polari dovrebbe essere la parità di genere anche se il successore di Marcello Foa va votato dalla Commissione di vigilanza e serve, quindi un accordo politico. I nomi che circolano al momento sono quelli di Patrizia Grieco (presidente Mps), di Beatrice Colletti (sponsorizzata dal M5S) e di Simona Agnes (gradita al centrodestra). Nella rosa di nomi al femminile circola anche il nome di Alessandra Perrazzelli, alto dirigente di Bankitalia. Sullo sfondo, al maschile, ci sono i nomi di Antonio Di Bella, per l’area di centrosinistra, e di Mauro Masi per il centrodestra. La situazione resta comunque fluida e anche il fatto che lunedì prossimo il Governo indichi i nuovi vertici è tutt’altro che scontato. 

Di Maio crede nella mediazione ma è consapevole delle difficoltà interne al M5S

L’equilibrio è troppo precario per rischiare anche solo una frase in più. Il Movimento 5 Stelle è in una fase estremamente delicata, con una mediazione tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte che finora ha prodotto almeno un fragile cessate il fuoco; poi, però, servirà trovare un punto di caduta. Perché al di là di tutto i Cinque Stelle non sanno ancora quale statuto verrà sottoposto al voto della base, così come restano coperti dal più stretto riserbo anche Codice etico e Carta dei valori, i due documenti da cui dipende la fine o il mantenimento del tetto di due mandati per i parlamentari. Non proprio un dettaglio, nell’economia di un gruppo che ormai vive al buio rispetto alle scelte più importanti. I portavoce saranno coinvolti, ma nel prossimo step, quando il lavoro del Comitato dei sette nominati da Grillo avrà limato le distanze tra garante ed ex premier, un lavoro che non può fisiologicamente procedere a passo svelto, non solo per la complessità della materia, ma soprattutto perché quasi tutti i “saggi” hanno ruoli di governo o istituzionali che richiedono tempo e impegno. 

“Credo fortemente nel dialogo e nella mediazione, e per cercare la sintesi serve un duro lavoro”, dice Luigi Di Maio, il mediatore che assieme a Roberto Fico è riuscito a evitare l’implosione del Movimento per arrivare alla “camera di compensazione”. Il ministro degli Esteri non si sbottona, ma un’indicazione la fornisce: “Bisogna essere realisti, non dobbiamo sottovalutare le difficoltà, ma posso assicurare che tutti e sette ci stiamo impegnando in grande sintonia nella ricerca di una soluzione”. La sfida è dura, perché “la situazione non è semplice” ammette Di Maio, che comunque non molla la presa: “Continueremo a dare il massimo per il bene del Movimento”. L’obiettivo resta quello di chiudere nel più breve tempo possibile, anche perché gli effetti di questa impasse si riverberano inevitabilmente sull’azione politica del M5S: il rinvio del voto sul nuovo Cda della Rai o la posizione sulla riforma della giustizia della ministra Marta Cartabia sono chiari segnali che i tempi sono un fattore fondamentale, soprattutto adesso che si avvicina l’arrivo della prima tranche di fondi previsti dal Recovery. Senza contare le amministrative di ottobre, appuntamento al quale i Cinque Stelle non si presentano nelle migliori condizioni: per essere chiari, a luglio ormai iniziato non c’è più il candidato per le regionali in Calabria e la trattativa con gli alleati del centrosinistra procede a rilento. Dopo le regole interne, ci sarà da definire la linea politica, da qui non si scappa. 

L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato si riunirà alle 9.30 per esaminerà il ddl costituzionale in materia di elettorato per l’elezione del Senato della Repubblica. Alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, giovedì la Affari Costituzionali svolgerà delle audizioni sul ddl sulle imprese sociali di comunità. La Giustizia esaminerà il disegno di legge per il contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità, il cosiddetto ddl Zan. La Esteri, in sede riunita con la Difesa e con le rispettive della Camera, proseguirà le audizioni sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. La Finanze esaminerà i ddl per il recupero dei crediti in sofferenza, i ddl per l’istituzione dei certificati di compensazione fiscale e gli Atti europei relativi al cosiddetto pacchetto sulla finanza digitale. La Sanità esaminerà il disegno di legge per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.  

L’Aula della Camera

L’Aula della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’esame della pdl in materia di equo compenso delle prestazioni professionali

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le CommissioniEsteri, in sede riunita con la Difesa, dibatterà sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali e, con la Affari Sociali, sulla proposta di istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di SARS-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’OMS per evitarne la propagazione nel mondo. La Bilancio proseguirà le votazioni sul decreto relativo all’emergenza da COVID-19 per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, il cosiddetto sostegni bis. La Commissione Attività produttive ascolterà l’ing. Gilberto Dialuce nell’ambito della sua candidatura a Presidente dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA). La Agricoltura riprenderà e il ciclo di audizioni sulle pdl per lo sviluppo e la valorizzazione della castanicoltura sostenibile.


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A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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