Attraverso una Notizia, pubblicata in data 27 marzo 2024 sul proprio sito web, Anac ha fornito indicazioni su come nominare il Responsabile Anticorruzione (Rpct) di un Ente.
Nello specifico, con l’Atto del Presidente 20 marzo 2024, Anac ha ribadito che il Rpct va individuato tra i Dirigenti di ruolo in servizio, disponendo eventuali modifiche organizzative necessarie per assicurare funzioni e poteri idonei per lo svolgimento dell’incarico con piena autonomia ed effettività.
È opportuno – scrive l’Autorità – che l’incarico di Rpct sia attribuito ad un soggetto che abbia adeguata conoscenza dell’Organizzazione e del funzionamento dell’Amministrazione, sia dotato della necessaria autonomia valutativa e non si trovi in situazioni di conflitto di interessi. Tale ruolo pertanto non dovrebbe essere conferito a soggetti assegnati ad Uffici che svolgano attività di gestione e di amministrazione attiva nonché assegnati a Settori che sono considerati più esposti a rischio corruttivo.
La nomina di un Dirigente esterno quale Rpct deve considerarsi peraltro come una eccezione – precisa Anac – che necessita di una motivazione puntuale, anche in ordine all’assenza di soggetti aventi i requisiti previsti dalla legge.
Qualora – aggiunge Anac – in ragione delle ridotte dimensioni di tali Enti e degli organici estremamente ridotti, le figure che avrebbero le competenze per ricoprire tale incarico sono assenti o si trovano in una posizione di conflitto di interesse, essendo impegnate in settori esposti a rischio corruttivo, l’incarico, a titolo esemplificativo, può essere affidato a titolari di posizioni organizzative o comunque a profili non dirigenziali che garantiscano comunque le competenze adeguate e la posizione di autonomia e indipendenza richiesta dalla legge. In tale ipotesi, l’Organo di indirizzo è chiamato a svolgere una vigilanza stringente sulle attività del soggetto incaricato. In circostanze eccezionali, si ritiene inoltre possibile attribuire il ruolo di Rpct anche all’Amministratore di una Società, ma alla sola condizione che non abbia deleghe gestionali.
L’Rpct negli Enti di piccole dimensioni
“Ove vi siano situazioni peculiari di tipo organizzativo che non consentano comunque di nominare un Rpct in base ai principi generali forniti da Anac, la Società può operare scelte che rispondano alle proprie esigenze, compiendo le valutazioni necessarie di caso in caso. Gli Organi di indirizzo sono tuttavia tenuti a motivare eventuali scelte e soluzioni non rispondenti ai citati orientamenti nel provvedimento di nomina del Rpct”, si legge nell’Atto. Peraltro, “soprattutto negli Enti di piccole dimensioni, l’incarico di Rpct si configura come incarico aggiuntivo a quello di cui il soggetto individuato risulti già titolare”, non venendo in rilievo l’esercizio di un potere negoziale. Si tratta piuttosto dell’esercizio di un potere dell’Organo di indirizzo di richiedere al dipendente tutte le mansioni esigibili dalla categoria di inquadramento, che di per sé non sono rifiutabili.
Precisa infine l’Autorità che la rinuncia all’incarico di Rpct assegnato può ritenersi ammissibile se vi siano adeguate motivazione che evidenziano situazioni di incompatibilità/inopportunità, ma queste non possono certamente ravvisarsi nella mancata previsione di un compenso aggiuntivo. Per legge infatti, dall’espletamento dell’incarico di Rpct non può in nessun caso derivare alcun compenso aggiuntivo, fatto salvo il solo riconoscimento, laddove sia configurabile, di eventuali retribuzioni di risultato legate all’effettivo conseguimento di precisi obiettivi di performance predeterminati.