Tari: Anci chiede a Governo e Parlamento un intervento urgente per scongiurare contenziosi e incrementi

Anci ha lanciato un appello urgente al Governo e al Parlamento per intervenire in modo decisivo riguardo la gestione delle tariffe del “Servizio di raccolta rifiuti”, al fine di prevenire contenziosi e impedire aumenti della Tari

Come si apprende da una Notizia pubblicata in data 18 aprile 2024 sul sito di Anci, l’Associazione ha lanciato un appello urgente al Governo e al Parlamento per intervenire in modo decisivo riguardo la gestione delle tariffe del “Servizio di raccolta rifiuti”, al fine di prevenire contenziosi ed impedire aumenti della Tari. Le complicazioni nascono principalmente dall’applicazione delle norme Arera e dalle vicende legali legate agli “impianti minimi”, cruciali per il Ciclo di gestione dei rifiuti.

La situazione si è aggravata dopo che il Consiglio di Stato ha annullato alcune decisioni di Arera che aveva stabilito i criteri per definire tali impianti. Tali Sentenze hanno provocato l’annullamento delle precedenti Determinazioni di Arera, lasciando un vuoto regolativo per gli anni 2022 e 2023 e portando ad un possibile aumento delle tariffe già a partire da quest’anno.

Anci sottolinea che, senza un intervento tempestivo, i Cittadini delle Regioni interessate potrebbero trovarsi costretti a restituire la differenza delle tariffe degli Impianti minimi per i suddetti anni, aumentando il carico della Tari nonostante la presenza del “Piano nazionale di gestione dei rifiuti”, che dal giugno 2022 prevede tariffe calmierate.

Il problema si estende anche alla redazione dei Piani economici e finanziari (Pef) per il 2024, con la prossima scadenza del 30 aprile che appare “insostenibile” per molte realtà locali. L’incertezza si estende al biennio 2024-2025, per il quale sono registrati ritardi nell’aggiornamento del Pef, rendendo impossibile l’approvazione delle tariffe entro i termini previsti.

In questo contesto di crisi, Anci ha già tentato di mobilitare il Governo proponendo un emendamento che prorogasse al 30 giugno la scadenza dei Pef e delle relative tariffe, ma senza successo. La richiesta ora è che sia il Governo sia il Parlamento riconoscano la gravità della situazione e agiscano rapidamente per estendere i termini di redazione dei Pef almeno fino al 30 giugno e per trovare una soluzione intermedia per le annualità prive di regolamentazione, evitando così un incremento delle tariffe che graverebbe su numerosi Cittadini italiani.

Stando a quanto reso noto dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il 18 aprile scorso è stato depositato l’emendamento del governo al decreto superbonus, all’esame della commissione Finanze del Senato, che prevede il differimento al 30 giugno 2024 del termine per i Comuni per approvare i Pef e le tariffe relativi alla Tari.