I discorsi del Capo dello Stato come specchio del Paese

Dibattito a Pescara sul libro di Carlo Bartoli “Parla il Colle” e sulla funzione di garanzia del Presidente della Repubblica

Pescara, 22 novembre 2025 – Grande partecipazione presso la Sala Convegni della Fondazione Pescarabruzzo in occasione della presentazione del libro di Carlo Bartoli, “Parla il Colle. Com’è cambiata l’Italia attraverso i messaggi di fine anno dei Presidenti” (Centro Studi Enti Locali editore), con prefazione di Giovanni Maria Flick. L’incontro – introdotto dai saluti del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, e del Sindaco Carlo Masci – ha offerto una riflessione collettiva sul ruolo del Capo dello Stato e sull’evoluzione della comunicazione istituzionale dal secondo dopoguerra a oggi.

Carlo Bartoli, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Italiani, ha ricostruito un percorso di 76 anni di discorsi di fine anno – una tradizione ormai radicata nella vita pubblica italiana – mostrando come i termini meno utilizzati soprattutto nei primi messaggi presidenziali riflettessero il trauma ancora vivo del conflitto appena concluso: parole come monarchia, fascismo, guerra erano praticamente assenti per rispondere alla forte volontà del Paese di non rivangare un passato doloroso e delle ferite ancora aperte. L’autore ha inoltre ricordato alcune contraddizioni storiche che riguardano il Colle, come quelle di De Nicola ed Einaudi – entrambi favorevoli alla monarchia eppure primi Presidenti della Repubblica – o quella di Gronchi, contrario alla Nato e inviso agli Stati Uniti ma chiamato a ratificare gli accordi dell’Alleanza.

Bartoli ha poi evidenziato come i discorsi siano passati da uno stile inizialmente riservato a un’élite (il primo messaggio si apriva con “nel rigoglio degli intimi affetti”) a un linguaggio più diretto e accessibile a tutti.

Il Presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano, ha sottolineato come, nonostante i cambiamenti nel linguaggio e nel contesto politico, il Presidente della Repubblica abbia sempre mantenuto, nella percezione collettiva, un ruolo di garante democratico, fatta eccezione per rare fasi critiche come il caso Leone. Nel suo intervento ha affrontato anche il tema delle riforme costituzionali, ricordando che nel corso della campagna elettorale del 2022 si parlasse di presidenzialismo e non di premierato: “Gli italiani – ha osservato – sembrano voler preservare la funzione di garanzia del Capo dello Stato, e la riforma sul premierato non appare punitiva nei confronti del Presidente della Repubblica”.

Di grande spessore anche il contributo dell’ex Vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura Giovanni Legnini, che ha evidenziato il valore della raccolta curata da Bartoli ed edita da Centro Studi Enti Locali: “La scelta di pubblicare questi testi non è neutra perché si tratta di discorsi che hanno a che fare con il rapporto tra i Presidenti della Repubblica e i cittadini, ma anche le forze politiche. Si tratta di una scelta editoriale di grande valore”. Legnini ha individuato i tre discorsi che, a suo parere, hanno avuto l’impatto più forte nell’intera storia repubblicana: il messaggio del 1980 di Sandro Pertini, che arrivò al cuore dei cittadini toccando temi come il terremoto dell’Irpinia e il terrorismo; il “non discorso” di Francesco Cossiga, alla fine del suo tumultuoso settennato e il discorso di Sergio Mattarella del 2020, nel pieno della crisi pandemica.

L’evento ha confermato l’importanza dei messaggi di fine anno come specchio dell’identità nazionale e come strumento privilegiato per capire l’evoluzione sociale, politica e istituzionale dell’Italia.