“Smart cities” e protezione dati: uno studio del Parlamento europeo analizza le potenziali criticità

Un recente studio commissionato dal Parlamento europeo dal titolo “Artificial Intelligence and Urban Development” evidenzia che l’applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiale (AI) allo sviluppo delle cosiddette “smart cities” può comportare seri rischi, sia per i singoli individui che per i delicati equilibri di coesione territoriale.

Infatti, potrebbe crearsi un vero e proprio divario rispetto alle opportunità sociali ed economiche tra singole zone delle città, tra città e contesto extra-urbano e fra le varie città di un dato territorio.

Sebbene nella ricerca sia possibile osservare gli aspetti positivi delle “smart cities”, l’intelligenza artificiale presenta potenziali rischi collegati soprattutto alla capacità di raccogliere, elaborare e trasformare immense quantità di dati, sfruttando anche le sinergie con altre tecnologie. In tal senso, la protezione dei dati rappresenta un volano fondamentale per la valutazione e la mitigazione di rischi di varia natura, che vanno dalle politiche di cybersecurity all’influenza di errori e pregiudizi “basati sulla raccolta e l’elaborazione dei dati, che possono avere pesanti ripercussioni a livello individuale e collettivo”.

Lo studio propone alcuni indirizzi operativi tesi a sfruttare al massimo il potenziale dell’AI rispettando al contempo la privacy delle persone. Li elementi principali per raggiungere tale scopo sono “un’attenta cooperazione tra le istituzioni; lo sviluppo di politiche e pratiche focalizzate su una precisa  regolazione dell’accesso ai dati e della loro condivisione; un puntuale e tempestivo adeguamento dei quadri giuridici e regolamentari; lo sviluppo di competenze e capacità adeguate (anche in chiave data protection) da parte dei soggetti chiamati a gestire lo sviluppo e la governance dei processi e delle tecnologie connessi alle città intelligenti”.