Tar Marche – Sentenza 9 dicembre 2019 n. 761
È illegittima, per non aver rispettato il Principio dell’equo compenso, la clausola contenuta nell’avviso pubblico per l’acquisizione di candidature ai fini della nomina dell’Organo di controllo (Sindaco Unico) di una Società “in house” che prevede “all’Organo di controllo (Sindaco Unico) sarà corrisposto un compenso annuo pari ad Euro 2.000,00 oltre Iva e Cap …”. Le Pubbliche Amministrazioni infatti, nell’affidamento dei servizi di opera professionale (qual è quello del caso di specie), sono tenute a corrispondere un compenso congruo ed equo, ovvero proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione. Al fine di accertare l’equità del compenso, occorre far riferimento ai parametri stabiliti dai singoli decreti ministeriali per ciascuna categoria di professionisti e detti parametri non possono essere considerati alla stregua di minimi tariffari inderogabili (pena la surrettizia introduzione di tariffe obbligatorie abolite dal cd “Decreto Bersani”), ma costituiscono un criterio orientativo per la determinazione del compenso. In altri termini, non è esclusa, in via di principio, la possibilità che le parti pattuiscano liberamente il compenso anche in deroga ai parametri di liquidazione indicati nei decreti ministeriali (in particolare, art. 1, comma 7, del Dm. n. 140/2012). Quando il cliente è un contraente forte – ovvero, come nella specie, la P.A. la pattuizione del compenso professionale incontra il limite del rispetto del principio dell’equo compenso (inteso, come proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione), che va armonizzato con le esigenze di riequilibrio finanziario e non recedere rispetto ad esse.
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