Andamento bilanci Enti di Area vasta: l’analisi della Corte dei conti Sicilia

Nella Delibera n. 75 del 3 aprile 2017 della Corte dei conti Sicilia, la Sezione procede ad un esame dei principali aspetti problematici che si ripercuotono negativamente sugli equilibri di bilancio degli Enti di Area vasta, al punto da comprometterne la funzionalità.

La drastica riduzione dei trasferimenti erariali trova riscontro nell’andamento delle relative riscossioni, che, nel triennio 2012/2014, si riducono di quasi il 92%, passando da 90,3 a 7,2 milioni di euro. Negli ultimi anni, in molti casi, le assegnazioni hanno assunto segno negativo per l’eccedenza di importi recuperati dallo Stato. Nel biennio 2015-16, la riscossione di trasferimenti erariali molto datati per importi rilevanti (rispettivamente, 151 e 121 milioni di euro) ha avuto un temporaneo effetto benefico sugli equilibri di cassa.

Al netto di queste erogazioni straordinarie, convenute nella Conferenza Stato-Città ed Autonomie locali del 19 febbraio 2015, le riscossioni nell’ultimo biennio ammonterebbero solamente a 2,2 ed a 10,5 milioni di Euro.

Assumono una valenza quasi compensativa i trasferimenti regionali, che nel 2016, per la parte relativa al finanziamento delle funzioni degli Enti di Area vasta, ammontano a 28,15 milioni di Euro. Tra questi, ben 23,9 milioni di euro sono stati erogati a titolo di assegnazione straordinaria per garantire il pagamento degli emolumenti al personale dipendente, ai sensi dall’art. 7 della Lr. n. 24/16.

Sul versante dei trasferimenti regionali in conto capitale, le risorse finalizzate alla manutenzione straordinaria di strade provinciali e di edifici scolastici risultano in buona parte contabilizzate tra le entrate correnti, per via dell’espressa autorizzazione legislativa alla loro parziale devoluzione per il pagamento di quote capitale di mutui, ordinariamente finanziate con entrate correnti.

Analoga deroga è stata prevista dall’art. 26 della Lr. n. 3/16 per i fondi del “Piano di azione e coesione 2014-2020”, “in considerazione della situazione eccezionale di criticità finanziaria del sistema degli Enti Locali”.

Per effetto di queste disposizioni, il grado di rigidità strutturale della spesa corrente aumenta a discapito della spesa in conto capitale, che, nel periodo 2012/16, passa da 140,2 a 30,5 milioni di euro.

La presenza di così bassi livelli di finanziamento, insufficienti alla stessa messa in sicurezza di beni primari per la collettività amministrata (in primis, strade e scuole), induce, anche alla luce degli impegni assunti nell’Intesa del 26 giugno 2016, ad auspicare politiche maggiormente improntate alla ripresa degli investimenti.

L’andamento dei trasferimenti trova scarsi margini compensativi nelle entrate tributarie, le cui riscossioni si riducono, nel periodo in esame, dell’11,7 %.

Nonostante gli sforzi profusi dalle varie Amministrazioni ai fini un più fruttifero utilizzo del proprio patrimonio, soprattutto sul versante dei fitti attivi e dei proventi da canoni concessori, anche le entrate extra-tributarie fanno segnare una flessione del 28%.

La spesa corrente, a causa della drastica riduzione delle entrate, è stata oggetto di severe politiche di razionalizzazione e di contenimento, talora forzoso.

La consistenza degli organici di personale, tra il 2012 e il 2016, subisce una significativa riduzione (-19%) soprattutto a causa del blocco del turn-over (le unità in servizio, in totale, passano da 6.013 a 4.914 unità). Nello specifico, il personale con qualifica dirigenziale di ruolo diminuisce del 51%, mentre quello con contratto a tempo determinato si azzera quasi del tutto (-93%). Il personale precario, al 31 dicembre 2016, ammonta a 557 unità.

Ciononostante, nell’attuale fase transitoria, pur in presenza di una certa asimmetria nel riparto di funzioni, i livelli di spesa media pro-capite a livello regionale risultano quasi doppi rispetto al valore medio nazionale, che risente dei processi di ricollocazione del personale in esubero presso altre Amministrazioni (oltre 16. 000 unità), non ancora avviati in Sicilia.

Gli effetti delle severe misure di contenimento della spesa corrente risultano in qualche modo assorbiti dall’incidenza del contributo alla finanza pubblica, di ammontare progressivamente crescente e dunque sempre meno sostenibile finanziariamente.

Principalmente per l’incidenza di tale vincolo, la spesa corrente passa dai 388,7 milioni di euro del 2015 a 429,4 milioni di euro del 2016. Al netto delle voci etero-determinate (in cui rientrano anche i cd. “trasferimenti negativi”), la spesa scenderebbe, rispettivamente, a circa 333,25 milioni di Euro ed a 299,54 milioni di Euro.

In molti casi, le difficoltà finanziarie hanno determinato un blocco dei pagamenti, cui ha fatto seguito un sensibile aumento di residui passivi di nuova formazione, nonché di azioni esecutive da parte dei creditori insoddisfatti.A seguito dell’intensificarsi dell’emergenza finanziaria, il marcato ridimensionamento dei “budget” di spesa ha infatti ridotto al minimo l’attività istituzionale svolta dai liberi Consorzi nei confronti, sia degli altri livelli di governo, che soprattutto dei fruitori dei servizi pubblici.

Hanno risentito particolarmente i servizi per i disabili e quelli di supporto alle Scuole di secondo grado; nei casi più gravi, è stato compromesso addirittura il pagamento degli stipendi al personale dipendente.

Al fine di ovviare a queste situazioni emergenziali, in grado di degenerare in dissesto, sono state attuate alcune misure temporanee di sostegno finanziario a livello nazionale e, soprattutto, regionale.

Queste ultime, avendo natura eccezionale, hanno consentito di porre rimedio a situazioni contingenti e limitate nel tempo, per far fronte a problematiche gestionali indotte dall’incidenza dei vincoli legislativamente imposti.

Tra questi, rileva in primo luogo il contributo alla finanza pubblica che, ingenerando un risparmio forzoso di spesa, mira ad attuare il disegno organico di riforma attraverso una corretta riallocazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali presso i nuovi Enti destinatari.

A questo specifico riguardo, la Corte Costituzionale, nella Sentenza n. 205/16, ha affermato alcuni rilevanti principi che meriterebbero adeguata considerazione alla luce del diverso disegno strategico cui è improntata la riforma regionale.

Sotto altro profilo, tuttavia, non possono sottacersi le difficoltà connesse al forte ritardo nell’attuazione della Lr. n. 15/15.

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