La giornata parlamentare – 19 marzo

La giornata parlamentare – 19 marzo

Accordo M5s-Lega per far partire il Parlamento. Salvini: Governo? Nulla è impossibile

Un Governo Movimento 5 Stelle – Lega? Per l’ex Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni è “una missione impossibile”, per Matteo Salvini invece “Nulla è irrealizzabile”. Due versioni opposte che certificano la distanza tra chi, come l’ex Ministro dell’interno ma anche Silvio Berlusconi, vede un accordo possibile solo con il Partito Democratico e chi, come il leader del Carroccio, intende andare in Parlamento a verificare se “i punti in comune” con i pentastellati possano evitare le urne.

Luigi Di Maio, che negli scorsi giorni ha sentito il segretario reggente del Pd Maurizio Martina, il candidato premier di Liberi Uguali Piero GrassoGiorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Renato Brunetta per Forza Italia e infine Matto Salvini, tenta far partire il Parlamento.

Le assemblee di Camera e Senato sono convocate venerdì 23 marzo alle ore 11.00. All’ordine del giorno figurano la costituzione dell’Ufficio provvisorio di Presidenza, la costituzione della Giunta delle elezioni provvisoria e la proclamazione di deputati subentranti, l’elezione dei rispettivi Presidenti. In base a quanto disposto dai propri Regolamenti, a Montecitorio la seduta sarà presieduta dall’onorevole Roberto Giachetti nella sua qualità di Vicepresidente più anziano per elezione tra quelli della Legislatura precedente e a palazzo Madama da Giorgio Napolitano.

Alta tensione nel Centrodestra

Nel frattempo la tensione di Forza Italia è sempre più evidente. Il partito di Silvio Berlusconi sarebbe fuori da ogni trattativa e teme di restare fuori da tutto, anche considerato il veto grillino su Paolo Romani difeso strenuamente da tutti i dirigenti azzurri.

Nei prossimi giorni si riuniranno i capigruppo del centrodestra. La strategia di Fi è quella di coinvolgere i dem sulle vicepresidenzee sulla guida degli uffici di presidenza che avranno un ruolo importante su diversi temi, come quello sul taglio dei vitalizi. A trattare per il centrodestra sarà solamente Matteo Salvini.

L’auspicio di Berlusconi è che il Carroccio sia ragionevole e confida in Giorgetti, nome apprezzato per il primo scranno di Montecitorio, ma aumenta sempre di più l’irritazione per come si sta muovendo il segretario del partito di via Bellerio. L’ex Cav è molto preoccupato per il futuro di Forza Italia: se la Lega riuscisse a costruire un’asse con il M5S il suo partito rimarrebbe escluso con il rischio di perdere ulteriore consenso.

Secondo Roberto Maroni la strada da seguire è questa: “un Governo di larghe intese garantirebbe la compattezza del centrodestra e potrebbe durare un anno per una legge elettoralefatta bene. C’è già la data: il 26 maggio 2019, quella prevista per le europee”. Per l’ex Governatore della Lombardia far saltare l’intesa Lega-FI “metterebbe in crisi i governi regionali e locali”. Secondo Giorgia Meloni “Non è dovuto che si dia una presidenza di una Camera alla forza che è arrivata seconda”.

Considerazioni a parte, appare evidente che l’obiettivo di Matteo Salvini è trovare in Parlamento convergenze su temi quali la cancellazione della legge Fornero, la riforma della scuola, il rapporto con l’Europa e la giustizia.

Il leader del Carroccio parla già da premier “Farò di tutto per dare agli italiani un Governo serio, stabile e coerente che risolva i problemi del lavoro e vada in Europa”. Ma il no a un’alleanza con il Partito Democratico è netto anche se l’auspicio è che i dem diano “una mano a far ripartire questo Paese”.

Nel Pd cresce il fronte della trattativa con il M5S

Nel fine settimana è Walter Veltroni, padre fondatore del Partito Democratico e voce assai ascoltata, a rompere tra i Dem il fronte del no ai Cinque stelle. Finora solo Michele Emiliano aveva invocato un accordo con Di Maio, mentre fuori si moltiplicano gli appelli d’intellettuali e politologi. Finora sembra tenere la linea dettata da Matteo Renzi: il Pd all’opposizione, con la sola subordinata di un Governo istituzionale assieme a tutte le altre forze politiche.

L’asse “governista” tra i Dem si va consolidando giorno dopo giorno, di fronte al “pericolo” di un esecutivo M5S-Lega e allo spauracchio di un ritorno al voto. Il reggente Maurizio Martina, che cerca di tenere il partito unito su una linea “non aventiniana” ma di opposizione, continua a dire no a ipotesi di Governo con M5S o destra.

Dopo aver sentito Luigi Di Maio, precisa che al momento il confronto è sulle presidenze delle Camere non sul prossimo Governo. Ma dopo l’idea lanciata da Dario Franceschini di una legislatura costituente, l’apertura di Walter Veltroni, in caso di stallo, a un Governo PD-M5S “indipendente e di qualità”, i renziani lanciano la loro controffensiva.

I sei milioni di elettori Dem hanno detto “no al Movimento 5 Stelle e a Salvini”: se qualcuno nel Pd vuole alleanze lo dica, ne risponderanno agli elettori e ci si conterà nei Gruppi. A preoccupare la pattuglia renziana sarebbero l’ipotesi di un Governo con M5S, ma anche l’appoggio esterno a un Governo di centrodestra che potrebbe nascere con il “non voto” del Partito Democratico.

Walter Veltroni parte però da più lontano, da una dura critica al partito: “E’ stato Pd per un breve periodo, ha divorato i propri figli”, mentre “la sinistra ha perso il rapporto col suo popolo”. Bisogna sottrarsi “al presentismo e stare dove c’è il disagio”, afferma l’ex segretario, che si rifiuta di definire Matteo Renzi “il problema” ma sottolinea che la sconfitta “non nasce per caso”. E ora? “All’opposizione sì, ma deve esserci un Governo”.

 

 

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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