Centro destra al rush finale tra i sospetti
Mancano meno di due settimane al voto e i nervi nel centro destrasi fanno tesissimi. Non si placano le polemiche sulla mancata partecipazione di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini alla manifestazione anti-inciucio organizzata da Giorgia Meloni; la stessa leader di Fratelli D’Italia, ieri, è tornata sull’argomento ed è stata non poco tagliente con gli alleati: “Il fatto di ritenere che questa manifestazione non avesse una priorità in questa campagna elettorale a me francamente fa riflettere”.
Nonostante Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia abbiano dato vita a una coalizione apparentemente solida e che secondo i sondaggi sfiorerebbe il 40% dei consensi, la competizione interna per la leadership si fa di giorno in giorno più intensa.
Si tratta quindi di una campagna elettorale nella campagna elettorale, per guadagnare sull’alleato-rivale anche solo un punto in più. E per fare poi, il 5 marzo, la voce grossa: i punti su cui discutere restano, dalla legge Fornero al Jobs Act, al come interagire con l’Europa. Non è solo Meloni a puntare il dito e gettare ombre sulla fedeltà post-voto dei colleghi: il segretario del Carroccio ha più volte dichiarato che con l’ex Cav “ci vogliono non due ma quattro occhi aperti”.
I tre leader quindi si osservano e cercano quotidianamente degli elementi di differenziazione rispetto agli alleati. Gli scudi sono pronti per essere levati a ogni minimo passo falso, anche perché è evidente che lo spettro delle larghe intese non è solo un’ipotesi legata a quel patto del Nazareno che domenica è riecheggiato nelle parole di Matteo Renzi.
Silvio Berlusconi, sempre più impegnato nella campagna su radio e tv, sta lavorando al primo comizio pubblico che si dovrebbe tenere venerdì 23 febbraio a Napoli. Nel capoluogo partenopeo sono già pronti i manifesti, che assicurano che il leader azzurro ci sarà, anche se da Arcore l’appuntamento ancora non è dato per sicuro. Quella di Napoli, per Berlusconi, è una tappa fondamentale perchè è convinto di guadagnare terreno con la sua presenza sui territori, in particolare al sud dove si giocherà la partita contro il Movimento 5 Stelle, ma anche rispetto alla Lega di Matto Salvini e l’ex presidente del Consiglio.
Di Maio prova il rilancio e chiede aiuto a Grillo e Casaleggio
E’ il penultimo lunedì di campagna elettorale e Luigi Di Maio, dopo il terremoto della cosiddetta rimborsopoli, prova il rilancio per il rush finale. Al di là del refrain secondo cui l’inchiesta delle Iene ha aiutato il Movimento 5 Stelle, il caso dei rimborsi ha sferrato un colpo tangibile al Movimento al quale i vertici hanno reagito con una raffica di espulsioni e con l’esaltazione delle regole ferreeinterne ai pentastellati.
In questo contesto, non è un caso che abbiano deciso di intervenire, in due modi e luoghi diversi, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Il primo, con un post notturno sul suo blog, ha di fatto messo in campo il primo messaggio elettorale da quando è iniziata la campagna: “Il 4 marzo votate il M5S, avete l’occasione straordinaria di votare non il meno peggio ma i peggiori”, è il messaggio tutto ironico di Grillo che risponde a suo modo alle polemiche sul caso rimborsi. Poche ore prima, era stato invece Casaleggio ad accompagnare Di Maio a un evento nel milanese per portare avanti la candidatura di Stefano Buffagni.
A Cagliari, nella tappa sarda del suo “rally” il capo politico pentastellato ha ostentato sicurezza: “Noi siamo la prima forza al 30%, è logico che ci attacchino”. Eliminando dalla competizione elettorale il Pd di Matteo Renzi “il 4 marzo sarà un ballottaggio tra noi e il centrodestra, il Pd è fuori combattimento e Renzi sulle restituzioni fa campagna per noi”. Di Maio ha poi attaccato il Partito Democratico sul caso dell’indagine al figlio di De Luca: “Il Pd ha rottamato la questione morale di Berlinguer, De Luca si dimetta”, è la sua stoccata.
Comunque sia il 26, la campagna di Di Maio si concluderà a Palermo. Poi, saranno i giorni decisivi per la definizione di quella squadra di governo alla quale il M5S sta già lavorando in questi giorni e che si vuole presentare prima del voto, probabilmente nella serata finale del 2 marzo. La squadra sarà in buona parte composta da esterni che, per ora, restano top secret. Possibile che in qualche dicastero si guardi anche ai candidati esterni schierati per l’uninominale ma tra i pentastellati la prudenza è altissima visti gli errori commessi nelle verifiche per i candidati della società civile.
D’Alema attacca Prodi, è lui il compagno che sbaglia
Da sabato, quando dal palco del teatro delle Celebrazioni Romano Prodi ha benedetto l’operato di Paolo Gentiloni alla guida del Governo e siglato il suo endorsement alla lista Insieme, per la politica italiana Bologna sembra essere diventata il centro del mondo per la sinistra. Dopo essere stato chiamato in causa dal professore a rispondere è Massimo D’Alema: “È lui il compagno che sbaglia, non si può votare per Gentiloni. Prodi dice che abbiamo commesso un errore? È la stessa cosa che io penso di lui”.
A cura di Nomos Centro Studi parlamentari
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