Conte vede Di Maio e Salvini separatamente per rilanciare l’azione di Governo

Il Governo del cambiamento deve ancora completare buona parte del suo programma: è questo il responso dei colloqui tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i suoi vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio. “Ho elaborato un’agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura”, dice una nota; il messaggio è chiaro: si va avanti, il ritorno alle urne non è contemplato dall’inquilino di palazzo Chigi. Certo, a pochi giorni dal suo primo compleanno l’esecutivo sta vivendo una fase delicatissima. Per il momento, nessun vertice a tre; Conte ha voluto incontrare i due vicepremier separatamente, prima Matteo Salvini, vincitore nelle urne: un paio d’ore di colloquio in cui il presidente ha ascoltato il leader del Carroccio ribadire che “è finita la stagione dei no” e che il Governo andrà avanti ma si aspetta un cambio di passo e di atteggiamento da parte pentastellati.

Uscito lui, è arrivato Luigi Di Maio, lo sconfitto, che pur ammettendo la batosta ha a sua volta rivendicato il ruolo di maggioranza del Movimento in Parlamento e nel Governo, forte dei numeri delle politiche 2018. Conte non è stato certo in silenzio: se Salvini ha già dettato la sua agenda di governo, il premier ha chiesto a lui come a Di Maio di indicare le priorità politiche. Per Conte era importante ribadire che il premier ha sì ruolo di garante del Governo, ma ha anche l’ultima parola sulle decisioni dell’esecutivo che a lui fa capo.

Mattarella vede Conte per un primo confronto sul Governo dopo le europee

Il premier, reduce da un doppio colloquio con Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ha riferito al Capo dello Stato i suoi intendimenti e le sue impressioni. “Spero e credo” che l’esecutivo proseguirà il suo lavoro, ha spiegato il premier al Presidente. Il Capo dello Stato si è fatto l’idea che il presidente del Consiglio sia moderatamente ottimista sul proprio futuro ma prende atto che ancora una decisione definitiva non c’è e forse ci sarà solo dopo quel vertice a tre di cui si parla ma che ancora non è stato convocato. “Il confronto è stato serio e approfondito ed è servito a operare una ricognizione delle varie misure che tornano utili a rilanciare l’azione di governo” ha scritto il premier in una nota diramata dopo il colloquio. Ovviamente si è trattato di un incontro interlocutorio, perché’ i due partiti della maggioranza devono prendere ancora le loro decisioni definitive. O meglio, il M5S sembra intenzionato ad andare avanti, una volta superato il dibattito sul ruolo di Luigi Di Maio che ormai pare non avere grandi problemi nel Movimento, mentre la Lega condiziona il suo sostegno a Conte ai provvedimentida varare e ad alcuni Ministeri in cui servono alcuni cambiamenti anche se durante il colloquio non si è parlato di rimpasto.

Di Maio ottiene il sostegno di Fico e Di Battista

Dopo la pesante sconfitta alle europee ieri si sono riuniti i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle per fare il punto della situazione e soprattutto per valutare la posizione del suo leader Lugi Di Maio accusato da una parte dei pentastellati di essere la principale causa della sconfitta. Presente, per la prima volta da quando è stato eletto presidente della Camera, anche Roberto Fico, che interviene subito sull’ordine dei lavori per spiegare, con senso istituzionale, che se si parlerà di Governo lascerà la riunione per farvi ritorno quando si discuterà di M5S.

Per il momento il leader politico dei Cinquestelle ha tenuto duro sulla possibilità che il suo incarico venga messo nuovamente ai voti degli iscritti tramite un voto online. “Ho chiesto agli iscritti di pronunciarsi perché anche io ho una dignità e negli ultimi due giorni mi sono sentito dire di tutto”, ha spiegato Di Maio. “A me non me ne frega nulla della poltrona. Non sto attaccato al ruolo di capo politico, ci ho sempre messo la faccia e continuerò a mettercela. Molti pensano sia bello stare in prima linea, ma il punto è che quando va tutto bene e vinciamo il merito è di tutti, giustamente, il problema è che se si perde prendo schiaffi solo io”, ha aggiunto. “Se domani vengo riconfermato non restiamo fermi, dobbiamo cambiare delle cose. Dobbiamo avviare una nuova organizzazione. Il M5S non perde mai, o vince o impara, io la vedo così”, ha rimarcato ancora Di Maio.

“Il problema non è Luigi, ma siamo tutti e dobbiamo lavorare insieme. Serve più lavoro sul territorio“, ha sottolineato Roberto Fico che per questo considererebbe, di fatto, superflua la votazione online. “È da vecchia politica mettere in discussione il capo politico dopo una sconfitta alle prime elezioni”, ha aggiunto in un passaggio del suo intervento. “Vogliamo provare a diventare un partito politico classico oppure vogliamo provare a fare il Movimento 5 stelle, che è molto più difficile? Non ho soluzioni, penso che dobbiamo trovare una via”, ha dunque esortato Fico. Alla riunione c’era anche Alessandro Di Battista che si è rivolto a Di Maio: “Luigi ti chiedo scusa per non aver fatto abbastanza in questi mesi per aiutarti”. Anche il senatore Gianluigi Paragone, dopo la sua intervista, si rivolge a Luigi Di Maio e, secondo quanto riferito, dice: “Sono stato frainteso, hai ancora fiducia in me?”. Su Facebook, Davide Casaleggio prende posizione sulla scelta di Di Maio di rimettere il mandato alla decisione degli iscritti su Rousseau: “Dimostra non solo grande coraggio ma anche coerenza con i principi del Movimento”.

Calenda smentisce la possibile scissione di Siamo europei dal PD

Neanche il tempo di tirare il fiato per il risultato delle elezioni europee, che subito il vortice delle discussioni nel Partito Democratico si è riattivato. Il 22,6% è un ottimo segnale di risveglio dopo il crollo delle politiche 2018, ma nel giro di 48 ore sono già tornate le immancabili voci su possibili, nuove scissioni. Questa volta si tratta di Carlo Calenda, arruolatosi solo un anno fa nelle file dem e per molti già in rampa di lancio per fondare un suo soggetto che parta dal manifesto Siamo Europei e dall’ottima affermazione personale (quasi 280mila preferenze nella circoscrizione Nord-Est, il più votato della pattuglia democratica), complice un’intervista in cui il neo eurodeputato ha dichiarato che “se serve” è pronto a trasformare il suo movimento in un “soggetto politico”.

Scoppiate le polemiche interne il segretario Nicola Zingaretti ha cercato di fare il punto: “Dobbiamo andare avanti insieme e uniti, questo è sempre stato il mio obiettivo e credo lo sia di tutti, anche di Calenda, che lo ha confermato”. L’ex ministro dello Sviluppo economico è stato costretto a ribadire: “Sono e resto nel Partito Democratico e, a meno che non sia lo stesso Pd a chiedermi di dare una mano per costruire la gamba liberal-democratica in vista delle elezioni politiche, non farò assolutamente nulla”. Calenda non vuole finire sulla graticola: “Mai, dicasi mai, provocherò una scissione”. Caso chiuso. Anche se sono in molti a scommettere che sarà argomento di discussione a margine della Direzione nazionaledel partito, convocata per oggi pomeriggio.

Al Senato 

L’aula del Senato tornerà a riunirsi alle 12 per proseguire l’esame del decreto sblocca cantieri. Alle 15 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata. Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia proseguirà il ciclo di audizioni sui disegni di legge per la tutela delle vittime di violenza di genere.

L’Aula della Camera 

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9 per proseguire l’esame del decreto sulle misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria.

Le Commissioni della Camera

La Commissione Affari costituzionali svolgerà diverse audizioni sulla proposta di legge costituzionale per l’attuazione della separazione delle carriere giudicante e requirente della Magistratura, e si confronterà sulla proposta di legge costituzionale in materia di elettorato per l’elezione del Senato. La Giustizia, in sede riunita con la Affari Sociali, proseguirà il ciclo di audizioni sulla pdl relativa al rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia. La Bilancio, in sede riunita con la Finanze, esaminerà gli emendamenti presentati al decreto crescita. La Affari Sociali esaminerà la pdl per l’utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero.

 

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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