Alla Camera il M5S ottiene 221 deputati

Nella notte di ieri è stato ultimato il conteggio degli eletti della Camera dei Deputati: la quota più consistente è andata al Movimento 5 Stelle, primo partito grazie al 32,66% delle preferenze che valgono 133 deputati. Sommandoli agli 88 ottenuti con il meccanismo uninominale, i grillini a Montecitorio raggiungono la quota di 221 eletti.

Il secondo partito più consistente è il Partito Democratico che con il 18,7% dei voti ottiene 86 seggi del proporzionale. Tra i ripescati ci sono anche il presidente del partito Matteo Orfini e i ministri Marco Minniti e Dario Franceschini sconfitti nelle sfide dei collegi uninominali. Due seggi sono per Svp, mentre +EuropaCivica popolare e Insieme non ottengono nessun parlamentare visto che tutte e tre le formazioni non hanno superato la soglia di sbarramento al 3%. Il conteggio totale del centrosinistra, che ha portato a casa anche 24 collegi uninominali, si ferma a quota 112 deputati.

Nel centrodestra il 17,37% della Lega vale 73 posti, alcuni dei quali anche al Sud: uno in Calabria, due ciascuno in Campania, Puglia e Sicilia. Forza Italia con il 14,01% dei voti si aggiudica 59 seggi, mentre 19 vanno a Fdi (4,35%). Sommandoli ai risultati uninominali, il centrodestra avrà a disposizione quindi 260 deputati. Nello specifico la Lega potrà contare su 124 deputati, Forza Italia su 104 mentre Fratelli D’Italia su 32.

Gli ultimi 14 seggi assegnati col proporzionale finiscono invece a Liberi e uguali, che non ha vittorie nell’uninominale ma recupera in questo modo tra gli altri Laura Boldrini e Pier Luigi Bersani, battuti nelle sfide secche dei collegi.

Tra gli eletti al proporzionale anche Orando e Martina

Tra gli altri eletti nella parte proporzionale ci sono anche i ministri Andrea Orlando e Maurizio Martina oltre a Lucia Annibali, Fratoianni, Crosetto, Paita, Giorgetti, Pollastrini, Valentini, Gelmini, Fiano, Manlio Di Stefano, Brambilla, Alfredo Bazoli, Guerini, Bitonci, Zan, Fedriga, RosatoSerracchiani, Pini, Sarti, Sgarbi, Fassino,De Micheli, Rizzo Nervo e Cantone.

Ma anche Biancofiore, Bergamini, Bonafede, Speranza, Borghi, Baldelli, Morani, Saltamartini, Polverini, Giacomoni, Calabria, Rampelli, Ruocco, Baroni, Daga, Angelucci, Anzaldi, Fassina, Campana, Rotondi, Pezzopane, Sibilia, Del Basso De Caro, Cirielli, Carfagna, Migliore, Paolo Siani, Elio Vito, Francesco Boccia, Enza Bruno Bossio, Santelli, Stumpo, Daniela Cardinale, Prestigiacomo, Epifani e Giulia Grillo.

Ranzi si dimetterà da segretario del Pd dopo la formazione del prossimo Governo

Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni dalla segreteria dem: “La sconfitta è netta, bisogna scrivere una pagina nuova dentro il Partito Democratico, quindi è ovvio lasciare”. Il leader dem si presenta, solo, davanti a cronisti e telecamere nella grande sala riunioni del Nazareno: “Ho già chiesto al presidente Orfini di convocare un’assemblea per aprire la fase congressuale”, dice. Non subito, però: “Questo accadrà al termine della fase di insediamento del nuovo governo”.

In buona sostanza Matteo Renzi vorrà gestire la delicatissima fase dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato ma soprattutto quella della formazione del prossimo Governo. Nella breve conferenza stampa il segretario dem ha chiaramente detto che visto il risultato elettorale il Pd in questa legislatura starà all’opposizione chiudendo così la strada ad ogni possibile accordo con il Movimento 5 Stelle o con il centro destra. Nel pomeriggio una parte del partito si era schierata per l’apertura di un dialogo.

I paletti sono chiari: “Ci sono almeno tre elementi che ci separano da Salvini e Di Maio: l’anti europeismo, l’antipolitica e l’odio verbale che ha caratterizzato la loro campagna. Fate il Governo senza di noi. Il nostro posto in questa legislatura è all’opposizione”. Ma le dimissioni posticipate hanno provocato fortissime critiche interne, da Franceschini a Orlando, da Emiliano Cuperlo.

Di Maio rilancia la centralità del M5S

Luigi Di Maio, forte del grandissimo risultato elettorale, rilancia la centralità del Movimento 5 Stelle. Per il leader grillino “oggi inizia la Terza Repubblica e sarà una Repubblica dei cittadini italiani”. In una lunga conferenza stampa ha chiarito che “siamo aperti al confronto con tutte le forze politiche a partire dalle figure di garanzia che vorremo individuare per le presidenze delle due Camere ma soprattutto per i temi che dovranno riguardare il programma di lavori” e la nascita del prossimo Governo.

Il Movimento 5 Stelle ha quindi scelto un approccio meno irruento e più istituzionale per affrontare la nuova fase politica. L’obiettivo è uno e uno solo, governare il Paese. La proposta al momento appare semplice: proporre a chi ci sta di formare un esecutivo a guida pentastellata accompagnato a un patto ferreo sui temi da affrontare.

Salvini no ai 5 Stelle e avanti con il centrodestra

Matteo Salvini si gode il grande risultato ottenuto della Lega, il sorpasso su Forza Italia e l’incoronazione a leader del centrodestra. E aspetta, con convinzione, la chiamata da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricevere l’incarico di formare un governo. Nei prossimi giorni il Capo dello Stato dovrà decidere se affidare il mandato esplorativo prima a Luigi Di Maio, anche se secondo il leader del Carroccio questa ipotesi sarà destinata a fallire, o affidarsi subito alla coalizione di centrodestra cui “mancano meno numeri per arrivare alla maggioranza”.

Al momento la Lega sembra netta nel respingere la proposta di dialogo lanciata dal Movimento 5 Stelle, che secondo Salvini non solo sarebbe complicata da perseguire ma non sarebbe capita dall’intero elettorato della Lega. Per ora quindi il Carroccio andrà avanti per la sua strada assieme agli altri partiti del centrodestra. Sarà poi compito di Matterella trovare una soluzione percorribile che dia la possibilità di formare il prossimo Governo.

 

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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