Meloni incontrerà Biden alla Casa Bianca
La decisione non sarà ancora presa ufficialmente, ma è probabile che l’Italia possa abbandonare la nuova via della Seta. Il tema sarà al centro dell’incontro di oggi tra Joe Biden e Giorgia Meloni: gli accordi con la Cina sono “pericolosi”, l’avvertimento americano, anche se la scelta “spetta all’Italia”. La Premier, alla sua prima negli Usa da presidente del Consiglio, parte per Washington con l’obiettivo di incassare il sostegno Usa alla sua politica estera e sarà una “mosca bianca tra i leader di destra” a essere ricevuti nello Studio ovale, osserva alla vigilia il Washington post, ricordando che Biden non ha mai invitato il brasiliano Jair Bolsonaro e ha escluso l’ungherese Viktor Orban dai suoi vertici sulla democrazia. Ma tra il presidente Usa e Meloni si è creato un “grande allineamento” dice il portavoce del Consiglio per la sicurezza Usa John Kirby ed è proprio la posizione italiana sull’Ucraina, tenuta fin da principio e senza cedimenti, ad avere alimentato questo “ampio credito” con l’alleato, nonostante l’appartenenza a opposte famiglie politiche dei due leader. I legami sono “forti” e “profondi”, dicono americani e italiani nel presentare un bilaterale nel quale la Meloni discuterà anche del prossimo G7 a guida italiana.
Sarà l’Africa la protagonista, sulla falsariga di quel Piano Mattei che ha visto il primo step nella conferenza di Roma della scorsa domenica. La premier chiederà a Biden di sostenere il nuovo approccio nei confronti dei Paesi di partenza e di transito dei migranti, che ha portato anche al recente accordo tra Ue e Tunisia, dossier quest’ultimo su cui senza la disponibilità di Kais Saied ad aprire alle riforme, difficilmente la premier potrà trovare la sponda degli Usa, pure cercata, per sbloccare il prestito del Fmi. Ma la questione più delicata è quella dei rapporti con Pechino: gli Usa hanno fatto sapere che nel colloquio andrà affrontato “un più stretto coordinamento transatlantico per quanto riguarda la Cina”. La diplomazia italiana ha confermato che se ne parlerà, come si fa “ampiamente in ambito G7”, anche perché la Cina oramai è diventata “interlocutore imprescindibile nelle relazioni internazionali” ma anche negli interscambi economici. Confermare o meno la partecipazione alla Belt and Road Iniziative è decisione assai complessa, soprattutto nel cercare di evitare eventuali ritorsioni. Il memorandum si è dimostrato “vantaggioso per tutti”, va in pressing alla vigilia del bilaterale Italia-Usa l’ambasciatore cinese in Italia.
Dopo l’emergenza, Meloni ipotizza un Piano di prevenzione idrogeologica
La conta dei danni è ancora in corso, ma il Governo prova ad anticipare i tempi. Nel Cdm arriva solo l’informativa del ministro Nello Musumeci su quanto sta succedendo al Nord con i violenti nubifragi e al sud con gli incendi. A stretto giro sono attese le ricognizioni delle Regioni, propedeutiche al varo dello stato di emergenza per i territori colpiti che dovrebbe avvenire la prossima settimana. Al momento l’unica ad aver presentato la richiesta è la Lombardia, quantificando i danni in una prima stima di 41,4 milioni di euro, che “andrà confrontata con la Protezione civile”. Prima di partire per gli Stati Uniti, Giorgia Meloni attraverso i suoi canali social assicura che l’esecutivo “ha messo in campo tutti i mezzi di cui dispone” ed è all’opera per istruire i provvedimenti e “deliberare le prime risorse”. La premier ammette che “gli incendi e i disastri meteorologici degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova l’Italia” e che “non possiamo che sperare che la riduzione della temperatura in Sicilia e l’attenuazione delle condizioni avverse al Nord rendano nelle prossime ore il lavoro dei soccorritori meno difficile”, ma “non dobbiamo e non possiamo limitarci a questi interventi di emergenza”.
Non usa giri di parole: “Usare tutti i mezzi disponibili non significa che noi oggi abbiamo tutti i mezzi necessari”. Serve una soluzione più strutturale, ragion per cui “l’obiettivo di medio termine che il Governo si dà è quello di superare la logica degli interventi frammentati, varando un grande Piano di prevenzione idrogeologica”. Il ragionamento parte dalla considerazione che “i continui disastri ai quali abbiamo assistito negli ultimi mesi, da Ischia passando per l’E-R fino a quello che vediamo in questi giorni, dimostrano che le emergenze saranno sempre più presenti”. Dunque, “dobbiamo lavorare certamente alla transizione, ma anche fare quello che non si ha avuto il coraggio di fare a sufficienza nel passato, cioè lavorare per mettere in sicurezza il territorio”. Nell’attesa, Meloni annuncia che nella prossima legge di bilancio “intendiamo aumentare le spese per la manutenzione di veicoli aerei” per il soccorso contro gli incendi, alcuni dei quali, in questi giorni, sarebbero di origine dolosa: “Polizia e magistratura sono al lavoro per scoprire gli autori”.
Il Senato ha respinto la mozione di sfiducia alla Santanchè
Alla fine, la mozione di sfiducia del M5S alla Ministra Daniela Santanchè viene respinta con un ampio margine: 111 contro 67. Compatta per il no la maggioranza, votano a favore il Pd, M5S e AVS, mentre non partecipano al voto i senatori di Azione-Italia Viva; l’esito non sarebbe cambiato, ma il distinguo dei centristi allarga la spaccatura nel fronte delle opposizioni. La Ministra dopo il voto e gli abbracci dei colleghi di FdI esulta: “È una bellissima giornata”. La Santanchè si siede in Aula accanto al vicepremier Matteo Salvini e alla ministra Anna Maria Bernini, arrivano ai banchi del Governo anche i ministri per la Protezione Civile Nello Musumeci, quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti e dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Presiede la seduta il presidente del Senato Ignazio La Russa. È il capogruppo M5S Stefano Patuanelli a illustrare il testo della mozione di sfiducia, nella quale il Movimento stigmatizza le “condotte spregiudicate” riguardo alle “regole sindacali e previdenziali” e chiama in causa la premier Meloni sollecitando un atto di “responsabilità politica”.
Per il Pd ci sono “zone d’ombra” che Santanchè non ha chiarito. La Ministra ribadisce la versione fornita al Senato il 5 luglio, dopo l’inchiesta di Report: “Ho già esposto i fatti con chiarezza e trasparenza. Mi permetto di ribadire che quando sono venuta in Aula non ero stata raggiunta da alcuna informazione o avviso di garanzia da parte della procura della Repubblica di Milano”. E aggiunge: “Non solo ho detto la verità ma chi dice il contrario mente sapendo di mentire”. Poi contrattacca: “Ho qualche difficoltà a comprendere come si possa promuovere, sulla base di una inchiesta pseudo-giornalistica, una mozione di sfiducia individuale che non ha come oggetto il mio operato da ministro della Repubblica”. È su questo che punta la maggioranza e lo dice in Aula il capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan: “Non c’è nulla in questa mozione e negli argomenti che sono stati toccati che abbia a che fare con il suo operato come Ministro, sul quale noi ribadiamo il nostro sostegno e apprezzamento”. Il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo pungola le opposizioni: “Comprendiamo che a sinistra ci sia una gara con il Pd per dimostrare chi è più puro, ma con una mossa sola avete rafforzato il Ministro”. Azione e Italia Viva parlano di un assist a Meloni e i senatori escono dall’aula al momento del voto.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato la pdl per la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadino italiano, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame la pdl sul salario minimo, la pdl per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche, le mozioni per la prevenzione e alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, la mozione sulla strage di Bologna con particolare riferimento al processo di desecretazione degli atti e la pdl per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità Il Forteto. A seguire ascolterà l’informativa urgente del Governo sulle recenti emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali, con la Lavoro, esaminerà il decreto per l’organizzazione delle Pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l’organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l’anno 2025. La Difesa svolgerà delle audizioni sulle condizioni di lavoro e di vita dei volontari in ferma prefissata dopo la sospensione del servizio di leva obbligatorio e l’ingresso delle donne nelle Forze Armate.
Al Senato
L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per l’esame del decreto, già approvato dalla Camera, per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023. Come di consueto alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà i ddl per l’elezione diretta dei presidenti delle province, dei sindaci metropolitani e dei sindaci. La Giustizia esaminerà il ddl sulla sottrazione o trattenimento anche all’estero di persone minori o incapaci, il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni, il ddl per l’elezione componenti del Consiglio superiore della magistratura, il ddl relativo alla geografia giudiziaria, i ddl sulla diffamazione a mezzo stampa e lite temeraria, il ddl sulla delinquenza minorile, il ddl sul legittimo impedimento del difensore, il ddl sul reato di tortura e il ddl sulle spese della giustizia per il recupero dei crediti professionali. La Finanze esaminerà la delega fiscale. La Cultura dibatterà sul ddl per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei nuovi Giochi della gioventù.
A cura di Nomos Centro Studi parlamentari
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