Oggi alle 15.30 Mattarella giurerà davanti al Parlamento in seduta comune

Mattarella sarà oggi nell’aula di Montecitorio, davanti ai 1.009 grandi elettori e reciterà il consueto giuramento di fedeltà alla Repubblica e di rispetto della Costituzione, al termine del quale pronuncerà il discorso rivolgendosi al Paese. L’approccio per questo appuntamento non si discosta da quanto fatto ogni anno a ridosso del 31 dicembre per definire il saluto di fine anno: unità politica, sociale ed economica con un evidente dovere della partecipazione da parte di tutti gli attori in campo, e poi il futuro del Paese, da un lato legato all’uscita dalla pandemia e dall’altro alla significativa presenza dell’Italia in ambito europeo e internazionale, considerando anche la crisi Ucraina. Saranno questi alcuni dei temi che verranno affrontati oggi da Sergio Mattarella, rieletto presidente della Repubblica, nel suo messaggio pronunciato a Montecitorio davanti le Camere riunite alle 15.30. Per la seconda volta di seguito, nel passaggio di consegne da un presidente della Repubblica all’altro, il capo dello Stato uscente succede a se stesso; per la seconda volta, dopo la rielezione nel 2013 di Giorgio Napolitano, ascolteremo da Sergio Mattarella, passato dall’essere il dodicesimo al tredicesimo presidente, il discorso d’insediamento. Anche la lunghezza del discorso dovrebbe, al momento, ricalcare la linea seguita solitamente alla fine dell’anno: non più di 18-20 minuti. 

In Parlamento

Per quanto riguarda i lavori, l’Aula del Senato torna a riunirsi la prossima settimana, quella della Camera domani per le comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori. Anche le rispettive Commissioni al momento non si riuniranno ad eccezione della Affari sociali della Camera che dibatterà sul decreto per fronteggiare l’emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore

Al Senato invece si riuniranno la Affari Costituzionali, che esaminerà il decreto per la proroga dello stato di emergenza e contenimento dell’epidemia Covid-19, il decreto per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19, il decreto di deroga alla sorveglianza sanitaria per l’elezione del Presidente della Repubblica e il disegno di legge sull’indennità di funzione dei sindaci, e la Bilancio che esaminerà il cosiddetto decreto ristori ter.

La Lega si astiene in Cdm sul nuovo decreto covid 

Il Premier Mario Draghi, aprendo il Consiglio dei ministri, ha annunciato la fine della dad e di ogni tipo di restrizione, anche in zona rossa, per chi ha completato il ciclo di vaccinazione. È l’inizio di un percorso, sottolinea il premier, annunciando “un calendario di superamento delle restrizioni vigenti”, reso possibile anche dai dati “molto incoraggianti” che arrivano dalle vaccinazioni. La maggioranza, però, si spacca. I ministri della Lega Massimo Garavaglia ed Erika Stefani decidono di non votare il decreto, ritenendo “discriminatorie” le norme che consentono a chi è immunizzato di restare in classe. Giancarlo Giorgetti, invece, non era presente: il titolare dello Sviluppo economico non partecipa né alla riunione della cabina di regia né al Cdm. Nel pomeriggio ha un faccia a faccia in Senato con Matteo Salvini e poi con Luigi Di Maio e, ripetuti, sono i contatti con il presidente del Consiglio. “Era impegnato in diverse riunioni importanti al Mise”, filtra dal Carroccio. Una nota scritta insieme a Garavaglia e Stefani serve a fugare ogni dubbio: “Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in Cdm, in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati”. Draghi, in ogni caso, tira dritto. Il premier non fa una piega quando i ministri del Carroccio annunciano la loro astensione. “La Lega ha assunto una posizione, il Governo ha deciso di andare avanti, seguendo il buon senso, i dati e la strategia messa in campo fino a ora”, è la linea che filtra da Palazzo Chigi. E ancora: “Il decreto è stato approvato, storia chiusa”. 

Roberto Speranza e Patrizio Bianchi, che illustrano il provvedimento in conferenza stampa, sono d’accordo. “Non c’è nessuna discriminazione” dice il ministro della Salute. Il Ministro dell’istruzione Bianchi prova, poi, a smorzare i toni: in Cdm “c’è stata una discussione straordinariamente responsabile da parte di tutti. Non vi è stato né scontro né polemica, vi è stata una precisazione da parte dei colleghi della Lega che è stata registrata con la massima attenzione e responsabilità”, racconta. “Questo per oggi, rispetto al futuro io non posso rispondere ma credo che nel clima sempre aperto e straordinariamente disponibile a un confronto”. Non la pensano così al Nazareno: per i Dem “quanto accaduto oggi in Cdm è un atto preoccupante che rischia di aumentare l’instabilità e creare nuova confusione nel Paese. Salvini e la Lega hanno a più riprese affermato giustamente di avere a cuore il rafforzamento dell’esecutivo nell’interesse dell’Italia. Confidiamo, quindi, che quello di oggi sia solo un incidente”. A fare sponda con la Lega, pur avendo i ministri pentastellati votato il decreto, il M5S: “Non possiamo dirci soddisfatti per quanto riguarda la differenza di trattamento tra studenti vaccinati e non: ancora una volta ribadiamo che la scuola è e deve rimanere luogo d’inclusione. Penalizzare i più piccoli per le scelte compiute dai loro genitori è sbagliato e fa segnare un pericoloso passo indietro nell’impegno a garantire il più possibile il diritto all’istruzione in presenza”, mettono nero su bianco a sera i deputati della commissione Cultura. 

Il decreto Covid prevede nuove regole per le scuole e green pass illimitato con booster

Dalla scuola ai colori delle Regioni, la discesa della curva dei contagi fa allentare le misure anti-Covid. Secondo quanto deciso, serviranno 5 casi positivi in una classe di nido o materna per attivare la quarantena di 5 giorni. Anche alla primaria, i ragazzi non vaccinati andranno in dad solo con 5 casi positivi tra i compagni, mentre quelli dotati di green pass rafforzato seguiranno le lezioni a scuola, in regime di auto sorveglianza, indossando mascherine ffp2. Per quanto riguarda la scuola secondaria, andranno in dad solo i non vaccinati, per 5 giorni, a partire dal secondo caso di contagio. Sul fronte green pass, la durata del certificato diventa illimitata dopo la somministrazione della dose booster e, anche nelle regioni in zona di rischio rossa, le limitazioni varranno solo per i non immunizzati. Per quanto riguarda i turisti, a chi arriva in Italia verrà riconosciuto lo status vaccinale del Paese di origine e, solo qualora le norme non siano identiche alle nostre, sarà chiesto un tampone supplementare: “Questo consentirà la risoluzione di alcuni problemi” chiarisce il Ministro della Salute Roberto Speranza “e il rilancio del turismo”. Le nuove misure danno il senso di una fase nuova dell’epidemia: “I dati ci dicono che siamo arrivati a un plateau” evidenzia il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, “marciamo verso una situazione di normalità, anche se con cautela”. 

Sono 45 gli obiettivi del Pnrr da centrare per giugno, 100 per l’anno

Sono cento in tutto gli obiettivi del Pnrr che l’Italia dovrà raggiungere entro la fine dell’anno, quarantacinque già entro il 30 giugno. Saranno necessari per sbloccare la seconda e la terza rata dei fondi europei pari a circa 24 e 22 miliardi. A oggi, tre sono già centrati: l’investimento su rinnovabili e batterie, quello sulle filiere produttive e la semplificazione degli investimenti nelle infrastrutture idriche; tra i target principali anche la spending review che servirà a finanziare, tra l’altro, la riforma fiscale. 

Di seguito tutti i principali interventi:

Lotta all’evasione e Pa. La revisione delle procedure di lotta all’evasione è uno degli obiettivi del Ministero dell’Economia. La Pubblica amministrazione invece deve assicurare l’entrata in vigore delle norme chiave per la riforma del pubblico impiego. 

Transizione energetica. Il Mite deve mettere a punto la strategia per l’economia circolare, il programma per la gestione dei rifiuti, le misure per garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati e quelle per promuovere la competitività dell’idrogeno. Inoltre, dovrà semplificare e accelerare le procedure per gli interventi di efficienza energetica degli edifici, e per l’attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico. 

Salute. Entro giugno dovrà essere varato il decreto ministeriale sulla riforma dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria. Bisogna poi approvare il contratto per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, quello per far sviluppare la telemedicina, e quello per rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia e le sue strutture (Case di Comunità). 

Istruzione. Dovrà essere varata la riforma del reclutamento dei docenti, consentendo l’entrata in vigore della riforma della carriera degli insegnanti. Dovrà inoltre adottare il piano Scuola 4.0 per portare la transizione digitale anche nel sistema scolastico. 

Cultura. 5 gli obiettivi per il ministero della Cultura che deve assegnare 3 miliardi per cinema, teatri e musei, rilanciare i borghi storici abbandonati, dall’architettura rurale da restaurare, alla cura di parchi e giardini, fino alla messa in sicurezza sismica e ricovero delle opere d’arte sfollate. 

Digitale. Uno soltanto l’obiettivo del ministero dell’Innovazione e della Transizione digitale: aggiudicare tutte e cinque le gare per la banda ultra larga che complessivamente valgono 6,7 miliardi di euro. 

Sviluppo. Al Mise restano 5 obiettivi. Si tratta principalmente di assegnare risorse: un miliardo va allo sviluppo di fotovoltaico, eolico e delle batterie. 250 milioni di euro a start-up e venture capital attivi nella transizione ecologica, e altri 300 milioni sono dedicati solo a start up innovative. Infine, 1,5 miliardi andranno ai grandi progetti di comune interesse europeo (Ipcei). 

Lavoro e sociale. Il Ministero del Lavoro entro giugno si aspetta l’entrata in vigore di un decreto che aiuterà a combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Il ministero dell’Interno deve aggiudicare tutti gli appalti pubblici per progetti di rigenerazione urbana e per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale.

Grillo in campo per sedare lo scontro tra Conte e Di Maio

Alla fine è dovuto intervenire Beppe Grillo per provare a sedare lo scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il fondatore del M5S indossa la tunica dell’elevato, per imporre la pace ed evitare quello che lui stesso chiama il “cupio dissolvi” del M5S. È il gong finale, senza un’inevitabile ricomposizione tra i litiganti rischia di venire tutto giù: “Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale(figli miei)” è l’appello che lancia il fondatore ai grillini. Per evitarlo, però, è necessario innanzitutto che Luigi Di Maio riconosca e rispetti la leadership di Giuseppe Conte, colui a cui Grillo ha consegnato le chiavi del Movimento “per consentire il passaggio dall’impossibile al necessario”. Grillo invita insomma i 5 Stelle a rispettare ruoli e funzioni e quindi a parlare con una sola voce, quella del leader votato dagli iscritti, vale a dire Conte. Questa, almeno, l’interpretazione “autentica”, garantita da fonti a lui vicine, del messaggio del fondatore che, anche in questa occasione, si è guardato bene invece dal fare nomi, alimentando interpretazioni diverse e alcuni dubbi di una parte del Movimento. 

Per Grillo solo il rispetto del nuovo padre del Movimento e la rinuncia al sé e alle vanità personali è la chiave per consentire il bene del Movimento. Conte incassa e mette un like al post di Grillo. Di Maio prende atto dell’invito del fondatore a stemperare lo scontro ma continua a tessere la sua rete di relazioni: incontra infatti il suo collega di governo della Lega Giancarlo Giorgetti per fare il punto generale della situazione politica dopo l’elezione del Capo dello Stato. Ma sulle relazioni tra Conte-Di Maio si torna però ai nastri di partenza: il problema ora è come tradurre in pratica la ricomposizione dello strappo tra i due. In serata però sono alcuni senatori 5 Stelle che aprono uno spiraglio: in occasione di un’assemblea convocata per fare il punto della situazione, diversi interventi invocano un’assemblea congiunta, di deputati e senatori, a stretto giro, anche al fine di permettere un chiarimento tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Tra i proponenti ci sono Primo Di Nicola e Vincenzo Presutto, ma con loro anche Sergio Vaccaro, Daniela Donno, Sergio Piglia, Daniele Pesco. Sembra invece scartata la strada del confronto regolamentare o statutario, impossibile da perseguire se non si vuole innescare uno scontro nucleare con minacce di impeachment incrociate. Ora gli stati maggiori delle due parti cercano di sondare una via diplomatica per uscire dall’impasse, con i capigruppo di Camera e Senato che potrebbero fungere da pacieri e far calmare le acque. 


Nomos

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

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