Nel triennio 2015-2017 la spesa totale per i dipendenti di Comuni, Regioni, Città Metropolitane e Province ha sfiorato Euro 14 miliardi.
La spesa per i Comuni è stata di Euro 10,3 miliardi. Il settore ha occupato 483.000 dipendenti (suddivisi tra personale dirigente, Segretari comunali/provinciali e Direttori generali e personale con qualifica non dirigenziale). Nel 2017 la spesa media per dipendente regionale è stata di Euro 34.000, Euro 27.000 per dipendente comunale e Euro 28.000 per dipendente provinciale.
Sono i dati che emergono dalla Delibera n. 21, del 29 luglio 2019 della Corte dei conti – Sezione Autonomie, sull’andamento della spesa per il personale degli Enti Territoriali.
Nello specifico, per Enti compresi nel comparto di contrattazione Funzioni Locali, la Sezione Autonomie osserva che il contesto da cui emergono i dati sopra evidenziati è segnato dagli interventi normativi, di carattere strutturale, degli ultimi anni relativi alla spesa di personale nella direzione del contenimento. Tuttavia, le disposizioni della Legge n. 56/2019, maggiormente orientate a migliorare l’efficienza dell’organizzazione e dell’azione amministrativa, hanno comportato un conseguente ridimensionamento delle misure di rigore. Il percorso, avviato con l’allentamento dei vincoli assunzionali (art. 22, del Dl. n. 50/2017) e l’ampliamento dell’autonomia discrezionale degli Enti territoriali nell’individuazione degli ambiti prioritari di intervento, ha favorito una maggiore flessibilità del turn over e un’accelerazione della capacità di reclutamento degli Enti, intesa a favorire il ricambio generazionale. Facoltà, queste, controbilanciate dall’obbligo di applicazione rigorosa delle regole dell’armonizzazione contabile e dei saldi di finanza pubblica di cui all’art. 9, della Legge n. 243/2012, nonché dalla configurazione di un sistema fondato sulla sostenibilità della spesa (art. 33, del Dl. n. 34/2019). Il tutto nell’ambito della perdurante vigenza del tetto retributivo dei dipendenti pubblici e degli organi delle Società partecipate, attualmente ridefinito dall’art. 13, del Dl. n. 66/2014 (Euro 240.000 annui lordi).
Sempre nell’ottica di favorire il ricambio generazionale prosegue il percorso già avviato verso l’obbligatorietà della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro al raggiungimento dei requisiti per la pensione e la contestuale soppressione dei trattenimenti in servizio.
Inoltre, a seguito del riavvio della contrattazione collettiva nazionale, avvenuto nel 2018 (Ccnl Funzioni Locali 21 maggio 2018), il personale del comparto è soggetto alla nuova disciplina del trattamento economico accessorio e della contrattazione integrativa.
Ciò posto, l’analisi circa l’andamento della consistenza numerica e della spesa per il personale delle Regioni a statuto ordinario e speciale, comprese le Province autonome, e degli Enti Locali (Province, Città metropolitane e Comuni), per il triennio 2015-2017, trova la sua principale fonte di informazione nel Sistema informativo conoscitivo del personale dipendente delle Pubbliche Amministrazioni (Sico), che la Ragioneria generale dello Stato gestisce ai fini della compilazione del Conto annuale del personale previsto dall’art. 60, del Dlgs. n. 165/2001. Obbligo esteso a tutte le Amministrazioni Pubbliche incluse nell’Elenco annuale emanato dall’Istat, per effetto dell’art. 2, comma 10, del Dl. n. 101/2013.
L’esame è limitato al personale dipendente dai predetti Enti territoriali e non tiene conto di quello in servizio presso i rispettivi organismi partecipati, diversi da quelli presenti nel conto annuale, ferma restando la disponibilità delle informazioni concernenti il costo annuo del personale nella banca dati delle partecipazioni gestita dal Mef – Dipartimento del Tesoro.
L’analisi, in generale, evidenzia una distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale, con punte di maggiore concentrazione in alcune Regioni del Sud e nella Regione siciliana, non pienamente giustificabile con la maggiore ampiezza di funzioni assegnate alle Regioni a statuto speciale. Tale circostanza si riflette anche sul rapporto di incidenza tra dipendenti e Dirigenti che, in taluni casi, appare migliorato per effetto del trasferimento alle Regioni del personale provinciale mentre, in altri, il più favorevole rapporto rispetto alla media si registra in aree nelle quali il rapporto tra popolazione e dipendenti è molto elevato e non può essere considerato in sé indicativo di un’ottimale organizzazione del lavoro.
I dati relativi alla spesa media del personale rappresentano un indicatore significativo dell’evoluzione delle retribuzioni in relazione alla numerosità dei dipendenti. In assenza di miglioramenti contrattuali, essa dovrebbe rimanere stabile nel tempo, mentre deve essere posta attenzione all’incremento della spesa media associata alla diminuzione delle unità annue, rivelatore dell’incompleto conseguimento di economie di spesa conseguenti alla riduzione del personale in servizio.
La contrazione della spesa netta in misura meno che proporzionale alla riduzione della consistenza media – con conseguente aumento della spesa media – è una tendenza evidente in tutte le posizioni apicali del comparto, mentre è tendenzialmente stabile la spesa media del personale non dirigente. Inoltre, emerge una tendenza generalizzata all’incremento della spesa per retribuzione di risultato.