Ici: per i fabbricati storico-artistici l’agevolazione c’è solo se il vincolo è diretto

Nella Sentenza n. 10760 del 3 maggio 2017 della Corte di Cassazione, oggetto della controversia è un appartamento compreso in un fabbricato costruito su un’area già sottoposta, essa sola, a vincolo archeologico a norma dell’art. 3 della Legge n. 1089/39. La Suprema Corte chiarisce che, in tema di Ici, l’agevolazione prevista dall’art. 2, comma 5, del Dl. n. 16/93, convertito in Legge n. 75/93, per gli immobili qualificati d’interesse storico-artistico, trova la sua “ratio” nella necessità di contemperare l’entità del Tributo con le ingenti spese che i proprietari sono tenuti ad affrontare per preservare le caratteristiche degli immobili stessi. Pertanto, essa è applicabile esclusivamente agli immobili sottoposti al vincolo diretto di cui all’art. 3 della Legge n. 1089/39, richiamato dall’art. 2, comma 5, e, trattandosi di norma di stretta interpretazione, non può essere estesa a quelli sottoposti al vincolo indiretto di cui all’art. 21 della medesima Legge, genericamente apposto a salvaguardia di altri beni. Pertanto, ne deriva che, nel caso di specie, l’unità immobiliare compresa nel fabbricato costruito su un’area sottoposta, essa sola, a vincolo archeologico a norma dell’art. 3 della Legge n. 1089/39, non possa fruire dell’agevolazione suddetta.