Draghi vuole chiudere: due ore di vertice sul decreto sostegni
Più di due ore di riunione per cercare di chiudere l’accordo sul decreto sostegni e poterlo portare domani in Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riunito ieri sera a Palazzo Chigi i ministri dell’Economia Daniele Franco, del Lavoro Andrea Orlando, della Famiglia Elena Bonetti, dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e la sottosegretaria al Mef di Leu Cecilia Guerra, che è l’unica a uscire a piedi dal portone di Palazzo Chigi: “È andato tutto bene, ma non dico niente”, risponde ai giornalisti e a chi le chiede se il Governo riuscirà a portare il provvedimento domani in Cdm risponde solo con un laconico “penso di sì”. Oggi il ministro Franco avrà il compito, insieme al collega dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, di illustrare il provvedimento ai capigruppo dei partiti di maggioranza, per chiudere l’accordo. Se però sugli elementi generali ormai il decreto sembra pronto, ancora ci sono da mettere a punto dei particolari, non tutti di poco conto: per quanto riguarda la consistenza, saranno usati tutti i 32 miliardi di scostamento autorizzati a gennaio dal Parlamento; di questi, circa 12 saranno destinati ai rimborsi e indennizzi per partite Iva, professionisti e aziende fino a un fatturato di 10 milioni di euro; circa 6 miliardi andranno alle politiche per la salute di cui 5 per il piano vaccini e poco meno di 10 miliardi alle misure di sostegno alla famiglia, al lavoro, alle indennità per gli stagionali e gli sportivi, al rifinanziamento della cassa integrazione, del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza, della Naspi e del Fondo occupazione.
“Entro il 30 aprile tutti avranno i soldi sul conto corrente”, ha assicurato oggi il sottosegretario leghista al Mef Claudio Durigon. Ma proprio dalla Lega è emerso qualche malumore: Giancarlo Giorgetti ha sollevato il tema del pagamento dei costi fissi, come affitti e locazioni, ma, ha detto prima di entrare a Palazzo Chigi, “temo che le mie rimostranze sul punto non abbiano trovato totale recepimento”; anche il M5S auspica “un ragionamento su meccanismi per ristorare i costi fissi delle Pmi ferme”. Ma a sollevare il caso più scottante sono i sindacati: Cgil, Cisl e Uil dicono no al “condono mascherato” che si nasconderebbe dietro la pace fiscale e chiedono un incontro a Draghi. L’ipotesi sul tavolo, secondo quanto si apprende, è quella dello stralcio delle cartelle esattoriali fino al 2015 su importi fino a 5.000 euro, un intervento difeso a spada tratta da Carroccio e Forza Italia: è “una misura doverosa, insieme ai risarcimenti, per consentire a imprese e famiglie di superare una crisi senza precedenti causata dalle vecchie e nuove chiusure anti Covid”, afferma la presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini. Draghi questa mattina sarà a Bergamo per la giornata in memoria delle vittime del Covid, poi rientrerà subito a Roma per dare (se necessario) gli ultimi ritocchi al testo da portare domani in Cdm e da presentare, venerdì pomeriggio, nella sua prima conferenza stampa.
Enrico Letta sceglie il next generation Pd: Tinagli e Provenzano vice
Enrico Letta aveva annunciato la sua strategia domenica di fronte all’assemblea nazionale Pd e ora, nei primi passi del suo lavoro quotidiano, prova a metterla a terra. Niente caminetti: il segretario dem fa tutto da solo e gli basta un tweet per annunciare quali saranno i suoi vice, due “nativi democratici”, Irene Tinagli, che svolgerà la funzione di vicaria, e Peppe Provenzano. È un “next generation Pd”, per usare le parole di Enzo Amendola; la scelta, spiegano i suoi, è quella di mettere il partito nelle mani di una “classe dirigente giovane ma competente, che ricopre o ha ricoperto ruoli istituzionali chiave. È così per Tinagli, 46 anni, economista, che con Letta ha un rapporto di stima e fiducia, ha partecipato alla fondazione del Pd e contribuito alla stesura dello statuto. Eletta al Parlamento europeo con Siamo europei di Carlo Calenda, ha poi scelto di restare con i Dem e attualmente presiede la Commissione per i problemi economici e monetari. L’europarlamentare, insomma, siede in una posizione “più che strategica” per l’Italia in Europa: c’è il Recovery plan, certo, ma non solo, ha anche a che fare con il ruolo che il Pd targato Letta intende ricoprire all’interno del Governo Draghi e della maggioranza di Ursula Von der Leyen, in quella rinegoziazione del “patto di stabilità e solidarietà” che per il leader dem “è precondizione per far nascere l’Europa sociale”. “Grazie Enrico! Sono emozionata e onorata: è una grande sfida, ma tutti insieme potremo ripartire e dare un contributo importante al nostro Paese e all’Europa”, scrive l’interessata su Twitter dopo la nomina.
Giuseppe Provenzano, che vanta come Letta un dottorato al S. Anna, dopo essere stato allo Svimez è diventato ministro per il Sud e la coesione territoriale del governo Conte II. È molto vicino all’ex vicesegretario Andrea Orlando, ma ha sviluppato negli ultimi anni un rapporto diretto con il segretario. “Ora al lavoro, anima e cacciavite per costruire un PD più aperto e più forte, in un’Italia più giusta, coesa, migliore” scrive su twitter. E se, come promesso, non c’è nessun bilancino nella scelta dei numeri due la risposta delle correnti è buona: “Molto bene”, filtra da Base riformista, che Tinagli ha sostenuto alle ultime Europee. Il resto della squadra arriverà nei prossimi giorni. La tabella di marcia va avanti spedita e la rotta è chiara: Enrico Letta intende rimettere in piedi il campo del centrosinistra, facendo del Pd il pilastro di una possibile coalizione che tenga in considerazione i temi e le idee piuttosto che i veti personali; di qui il diverso modo di porsi rispetto agli alleati. Il segretario, spiegano i suoi, “vuole dare l’impronta”: il Pd di Letta vuole essere un “partito progressista nei valori, riformista nel metodo e radicale nei contenuti” e con questo biglietto da visita si presenterà agli interlocutori, “da Matteo Renzi e Carlo Calenda a Nicola Fratoianni, passando per il M5S di Giuseppe Conte”. L’agenda dei prossimi giorni, viene ribadito, prevedrà incontri con tutti. Martedì, intanto, Letta vedrà i gruppi parlamentari: il dossier è sul tavolo, è possibile che i capigruppo di Camera e Senato che Graziano Delrio e Andrea Marcucci possano dimettersi nelle prossime ore ma non è ancora certa una loro riconferma.
Su Roma Letta incontra Gualtieri. Il Centrodestra in pressing su Bertolaso
Enrico Letta prende in mano il dossier che riguarda la Capitale. Con la fuga di notizie circa la presunta discesa in campo di Roberto Gualtieri “si è passato il segno”, ragionano i suoi, quindi adesso sarà il segretario a ridefinire un percorso; di qui la scelta di incontrare l’ex ministro dell’Economia per capire lo stato dell’arte. Tra i due c’è grande sintonia e sarebbe comune l’irritazione per quanto trapelato: “Le elezioni non sono state ancora fissate, quindi non è ancora il momento delle decisioni” sarà la linea comune; “Com’è doveroso per una decisione di così grande responsabilità, sto ancora riflettendo se dare la mia disponibilità alla candidatura a Sindaco, che da più parti mi è stata sollecitata”, mette nero su bianco su Facebook Roberto Gualtieri, che ringrazia il leader dem e assicura il suo contributo perché Roma abbia “un sindaco forte e autorevole espressione di una coalizione progressista e di centrosinistra”. La partita resta in stand by: c’è una strada da costruire e Letta, prima di prendere una decisione, che potrebbe arrivare ad aprile, intende ragionare con tutti. L’intenzione, viene spiegato, è quella di incontrare presto anche Carlo Calenda già sceso in campo per la conquista del Campidoglio; Letta adesso, “legittimamente” prenderà la palla, ma le posizioni in campo sono “abbastanza irrigidite” dopo che il tavolo locale del centrosinistra, al quale ha preso parte anche Azione, “di fatto è servito solo a prendere tempo e a ragionare sulla pace nel mondo” dice Calenda; resta “difficilmente praticabile” l’ipotesi che questi partecipi alle primarie di coalizione.
Se da un lato sono troppi i candidati nel campo del centrosinistra, data anche la ricandidatura di Virginia Raggi che ieri ha ricevuto l’ennesimo endorsement da parte di Beppe Grillo, nel centrodestra si insiste su un unico nome possibile, quello di Guido Bertolaso, nonostante le ritrosie del diretto interessato. Il suo, viene spiegato, allo stato attuale “è un no convinto”, ma FI e Lega restano in pressing: “Bertolaso non è solo il miglior candidato che il centrodestra può presentare ma è anche l’unico che ha la certezza di vincere anche al secondo turno”, dice sicuro il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani; anche Matteo Salvini si è ripromesso di insistere perché l’ex capo della Protezione civile “si occupi dei romani dopo essersi preso cura dei lombardi” quando la campagna vaccinale sarà a buon punto. Il rinvio del voto ad ottobre, in ogni caso, concede più tempo ai partiti. La battaglia d’autunno arriverà.
L’Aula del Senato
Nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà. L’Aula di palazzo Madama tornerà a riunirsi mercoledì 24 marzo alle 9.00 per le Comunicazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi in vista del Consiglio europeo del 25 e del 26 marzo 2021.
Le Commissioni del Senato
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali svolgerà delle audizioni sul disegno di legge costituzionale per la tutela costituzionale dell’ambiente ed esaminerà il ddl relativo al quorum di validità delle elezioni comunali. La Giustizia alle 10.00 ascolterà le Comunicazioni del Ministro della giustizia Marta Cartabia sulle linee programmatiche del suo Dicastero. Alle 11.00, la Bilancio, con la Lavori Pubblici e la Politiche dell’Ue e con le rispettive della Camera, ascolterà il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao sulla proposta di piano nazionale di ripresa e resilienza e sul medesimo tema alle 13.45, con solo la Politiche dell’Ue, audirà il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini. L’Industria si confronterà sul Recovery plan così come anche la Salute.
Alla Camera
Nella giornata di oggi l’Aula della Camera non si riunirà. I lavori dell’Assemblea di palazzo Montecitorio riprenderanno domani alle 9.30 con la discussione interpellanze urgenti.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Finanze ascolterà i rappresentanti della Banca d’Italia sulle tematiche relative allo squilibrio della struttura finanziaria delle imprese italiane che rischia di essere determinato dalla pandemia da Covid-19. La Lavoro, con la Affari Sociali esaminerà il decreto per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e gli interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena. La Affari Sociali ascolterà il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) Giorgio Palù e il direttore generale dell’AIFA Nicola Magrini sulla sospensione precauzionale del vaccino AstraZeneca su tutto il territorio nazionale e sul tema della licenza obbligatoria dei vaccini anti COVID-19. Infine la Politiche dell’Ue delibererà sull’istituzione di un’indagine conoscitiva sugli strumenti per la prevenzione e la riduzione delle procedure d’infrazione a carico dell’Italia.
A cura di Nomos Centro Studi parlamentari
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