Licenziamenti dipendenti P.A.: Renzi, “chi sbaglia dev’essere punito”

“Se mi si chiede: è giusto che un dipendente della P.A. che sbaglia paghi? La mia risposta è ‘si’. E’ giusto che venga licenziato dalla Pubblica Amministrazione colui che non fa le cose che deve fare, partendo dai furti – perché oggi non si riesce a mandare via nemmeno chi ruba -fino a chi si assenta in modo vergognoso, magari facendo timbrare il cartellino ad altri? ‘Si, assolutamente si’. Come tutti gli italiani penso che chi lavora nel pubblico impiego, essendo per il 99.9% persone assolutamente per bene, abbia il diritto di vedere punito chi sbaglia”. Così il Presidente del Consiglio è intervenuto – durante la consueta Conferenza stampa di fine anno tenutasi ieri a Palazzo Chigi – sulla questione della potenziale estensione al pubblico impiego di strumenti come il contratto a tutele crescenti, per il quale la Legge-delega “Jobs Act” ha gettato le basi.
Con riferimento al problema dell’assenteismo – che era stato uno dei cavalli di battaglia anche dell’allora Ministro Renato Brunetta – Renzi ha evidenziato che il problema non è tanto l’assenza di norme che introducano sanzioni per punirlo, quanto il fatto che “per motivi vari” queste non vengano quasi mai applicate.
Il Premier ha evidenziato che, sebbene quello di poter punire chi sbaglia nel pubblico sia un problema reale, la questione sarà affrontata in Parlamento con il Ddl. Madia e non ha niente a che fare con il “Jobs Act”. Per rafforzare il concetto, il Presidente Renzi ha precisato di aver espressamente chiesto di togliere dalla ormai più che nota “Legge-delega” la frase che faceva riferimento al pubblico impiego perché le nuove regole in materia di P.A. siano appunto scritte in un’altra sede, ovvero dal Disegno di legge che porta la firma del Ministro della Semplificazione e per la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia.
I tempi per riaprire il “capitolo” licenziamenti dei dipendenti pubblici non sarebbero dunque ancora maturi e prende campo l’ipotesi che la riforma della Pubblica Amministrazione non sarà messa al centro del dibattito prima di marzo 2015. L’Esecutivo sarà chiamato infatti a sciogliere in primis il nodo dell’elezione del Presidente della Repubblica, dopodiché è probabile che si tenti di portare a compimento la riforma elettorale.
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