Messina Denaro, l’arresto dopo 30 anni. “Salute compatibile con il 41 bis”

(Adnkronos) – Matteo Messina Denaro arrestato dopo una vita da superlatitante. Trent’anni trascorsi sottotraccia prima della cattura di ieri da parte dei carabinieri del Ros in una clinica privata di Palermo, dove il boss – malato e in cura per un cancro al colon – si era recato per effettuare alcune terapie. E la cattura del boss mafioso è arrivata a 30 anni esatti dall’arresto di Toto Riina, preso il 15 gennaio 1993. L’ex Primula rossa, indicato dall’Europol nel 2016 tra i latitanti più pericolosi d’Europa, era ritenuto capo di Cosa nostra, ultimo grande latitante di mafia.  

La cattura del boss è stato il risultato di una indagine tradizionale, coordinata dalla Procura di Palermo, da pochi mesi guidata da Maurizio de Lucia. I Carabinieri del Ros e gli uomini del Gis si sono presentati ieri mattina poco prima delle otto alla clinica Maddalena di Palermo per aspettare un paziente oncologico di nome ‘Andrea Bonafede’. Lo hanno atteso e quando è arrivato, dopo il tampone, lo hanno fermato. “Scusi, lei è Matteo Messina Denaro?” gli hanno chiesto. “Sono io Matteo Messina Denaro” ha detto senza opporre resistenza al momento della cattura. 

Il vero Andrea Bonafede, il nome scelto da Matteo Messina Denaro per potersi curare alla Maddalena di Palermo, è stato interrogato ieri pomeriggio dai carabinieri. All’uomo è stato chiesto dagli inquirenti come mai il boss latitante usasse la sua carta di identità con tanto di professione ‘geometra’, come risulta dal documento pubblicato ieri dall’Adnkronos. 

MELONI – “Matteo Messina Denaro andrà al carcere duro perché quell’istituto esiste ancora grazie a questo governo. Quindi qualcuno dovrebbe spiegarmi su che cosa si sarebbe fatta una eventuale trattativa”. ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ospite di ‘Quarta Repubblica’ su Rete 4. “Non c’è bisogno di mettersi d’accordo con la mafia per batterla, si può fare. E oggi l’Italia lo ha dimostrato”, ha sottolineato. 

“Penso che giornate come questa vadano ricordate. Sto ragionando di come celebrare questa giornata: in Italia abbiamo la giornata dedicata alle vittime di mafia ma non abbiamo una giornata dedicata a quegli uomini e a quelle donne che con il loro lavoro hanno consentito all’Italia di sferrare colpi pesanti al cancro della mafia. E penso che in questa nazione serva celebrare anche le vittorie”. 

IL 41 BIS – E’ stato già proposto il carcere duro, il 41 bis per Matteo Messina Denaro. “Al momento le condizioni sono compatibili con la detenzione in carcere. Ancora, in questo momento, non possiamo rispondere su quale sarà la struttura penitenziaria a cui sarà destinato Matteo Messina Denaro”, ha detto il procuratore aggiunto Paolo Guido nel corso della conferenza stampa per l’arresto del boss Matteo Messina Denaro. 

LA LATITANZA IN TUTTA ITALIA – “La latitanza di Matteo Messina Denaro si è svolta in varie parti del territorio nazionale, nell’ultima parte nelle province di Palermo e Trapani” ha detto il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia nel corso della stessa conferenza stampa sulla cattura di Messina Denaro. “Messina Denaro finora non ha parlato, non ha dato indicazioni, dopodiché fino a lunedì mattina non sapevamo neanche che faccia avesse. La cosa più importante in questo momento è stata la cattura”. 

IL COVO – Gli investigatori che hanno arrestato Matteo Messina Denaro sono sulle tracce del covo del boss. Dal momento della cattura di ieri mattina, i carabinieri del Ros sono alla ricerca del luogo in cui il latitante si trovava, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, il luogo di nascita. 

L’OROLOGIO DA 35MILA EURO – Come ha ricordato il colonnello Lucio Arcidiacono, a capo del primo reparto investigativo servizio centrale del Ros “indossava un orologio prestigioso del valore di circa 30-35mila euro”.  

IL COMPLICE – Era un perfetto sconosciuto per gli investigatori l’autista di Matteo Messina Denaro Giovanni Luppino, 59 anni. L’uomo è stato arrestato ieri con il boss per favoreggiamento. Fino ad oggi Luppino non era mai stato coinvolto in operazioni antimafia e non c’è nessuna parentela con il boss omonimo Franco Luppino come conferma il procuratore aggiunto Paolo Guido. Luppino è un agricoltore e da qualche anno si dedica alla coltivazione delle olive. 

IL SIT IN A CASTELVETRANO – Oltre cento persone hanno partecipato ieri sera a Castelvetrano nel trapanese al sit-in, organizzato dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. Tra cittadini comuni, scout, professionisti e amministratori per gridare a gran voce parole di ringraziamenti alle forze dell’ordine.