DOSSIER A CURA DI CENTRO STUDI ENTI LOCALI
A fare ricorso al debito sono stati soprattutto i comuni capoluogo e quelli come meno di 20mila abitanti
La fetta più consistente degli investimenti realizzati nel 2021 dai comuni italiani attraverso i nuovi mutui è stata riversata nella viabilità e nei trasporti
Il grosso dei mutui contratti dagli enti locali nel 2021 si è riversato nel nord del Paese, che pesa per il 45% del totale
I piemontesi i più “indebitati”, con un debito residuo pro-capite al 1° gennaio 2022 pari a 912,4 euro contro una media nazionale di 526,2
Lo stock delle passività a carico di regioni ed enti locali, riconducibili ai mutui contratti per sostenere gli investimenti pubblici, il 1° gennaio 2022 era pari a 54,7 miliardi di euro contro i 50,8 miliardi registrati un anno prima.
Decisivo il contributo delle regioni e delle province autonome, alle quali sono stati concessi lo scorso anno crediti per un totale di 709 milioni a fronte dei 332 milioni dell’anno precedente (+114%). L’esposizione debitoria di queste amministrazioni, al 1° gennaio 2022, è risultata essere di 23.501 milioni con un aumento del 25,7 per cento rispetto al 1° gennaio 2021. Un aumento in parte riconducibile a delle operazioni che hanno portato alla sostituzione di mutui erogati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con nuovi finanziamenti concessi da intermediari finanziari. In controtendenza l’andamento dello stock dei prestiti obbligazionari, passato da 5,8 a 3,9 miliardi.
Sono alcuni dei numeri emersi dal dossier di Centro Studi Enti Locali realizzato sulla base dei dati diffusi nei giorni scorsi dalla Ragioneria generale dello Stato.
Enti Locali
Nell’arco del 2021 sono stati concessi agli enti locali mutui per un valore complessivo di 1.438 milioni, vale a dire il 33% in più rispetto ai 1.078 milioni del 2020 e quasi il doppio rispetto al 2018.
Tab. A.2: Mutui concessi nel periodo 2000-2021 (milioni di euro) ANNO
ANNO | Mutui concessi | Variazioni assolute | Variazioni % |
2000 | 6.322 | 383 | 6,4 |
2001 | 5.651 | -671 | -10,6 |
2002 | 4.862 | -790 | -14,0 |
2003 | 7.388 | 2.526 | 52,0 |
2004 | 7.141 | -247 | -3,3 |
2005 | 6.128 | -1.013 | -14,2 |
2006 | 6.109 | -19 | -0,3 |
2007 | 4.184 | -1.924 | -31,5 |
2008 | 4.269 | 85 | 2,0 |
2009 | 3.904 | -365 | -8,6 |
2010 | 3.087 | -817 | -20,9 |
2011 | 1.888 | -1.199 | -38,8 |
2012 | 1.443 | -445 | -23,6 |
2013 | 628 | -815 | -56,5 |
2014 | 923 | 295 | 47,1 |
2015 | 764 | -159 | -17,3 |
2016 | 655 | -108 | -14,2 |
2017 | 637 | -18 | -2,8 |
2018 | 790 | 153 | 24,1 |
2019 | 1.312 | 522 | 66,0 |
2020 | 1.078 | -234 | -17,8 |
2021 | 1.438 | 360 | 33,4 |
(Fonte: Mef-Rgs)
A fare ricorso al debito sono stati soprattutto i comuni capoluogo e quelli come meno di 20mila abitanti. I primi hanno chiesto mutui per un totale di 712 milioni nel 2021 (+257 rispetto all’anno precedente). Ai piccoli comuni sono stati invece complessivamente concessi finanziamenti per 437 milioni contro i 403 dell’anno precedente. In mezzo, i comuni non capoluogo ma al di sopra dei 20mila abitanti, fermi a quota 273 milioni (70 in più rispetto all’anno precedente).
Tab. B.2: Mutui concessi agli Enti locali negli anni 2020 e 2021 secondo la classe di enti
ENTI | 2020 | 2021 | Variazioni | |
Mln euro | % | |||
Amministrazioni Provinciali | 15 | 15 | 0 | -0,8 |
Comuni Capoluogo | 455 | 712 | 257 | 56,5 |
Comuni > 20.000 abitanti | 203 | 273 | 70 | 34,4 |
Comuni < 20.000 abitanti | 403 | 437 | 34 | 8,4 |
Comunità montane | 2 | 1 | -1,0 | -48,4 |
TOTALE ENTI | 1.078 | 1.438 | 360 | 33,4 |
(Fonte: Mef-Rgs)
Per cosa sono state spese queste somme? Il nostro ordinamento impone tutta una serie di vincoli, molto stringenti, sui limiti per l’indebitamento e sull’uso che le amministrazioni pubbliche possono fare dei denari presi in prestito. In particolare, in base alla cosiddetta “golden rule”, gli enti locali possono indebitarsi esclusivamente per finanziare spese di investimento e non per coprire spesa corrente, come il pagamento degli stipendi o dei servizi offerti alla collettività.
I mutui passivi costituiscono quindi la principale fonte di finanziamento degli investimenti negli enti locali e non sono quindi, di per sé, un indicatore negativo. Questi possono essere contratti con: Cassa Depositi e Prestiti Spa; l’Istituto di credito sportivo per il finanziamento di infrastrutture sportivo, la Banca Europea degli Investimenti o gli istituti di credito autorizzati all’esercizio delle attività bancarie.
Il Testo unico degli enti locali stabilisce che i comuni possano contrarre nuovi mutui o accedere ad altre forme di finanziamento reperibili sul mercato solo se l’importo annuale dei correlati interessi, sommati agli oneri già in essere (es. mutui precedentemente contratti o prestiti obbligazionari precedentemente emessi) non è superiore ad una determinata percentuale delle entrate correnti.
Questa percentuale è stata oggetto di gradualmente riduzione fino al 2014. Dopo il minimo storico del 6%, questa capacità di indebitamento è stata via via ampliata proprio allo scopo di favorire la ripresa degli investimenti degli enti locali. Il valore del rapporto tra l’importo annuale degli interessi e le spese correnti dell’ente è passato, prima, dal 6 all’8% nel 2014 e poi dall’8 al 10% a partire dal 2015.
Oltre a questo vincolo “quantitativo”, ci sono tutta una serie di condizioni da rispettare per poter legittimamente sottoscrivere nuovi mutui. Queste comprendono, tra le altre: l’avvenuta approvazione del rendiconto di esercizio del penultimo anno precedente quello in cui si intende deliberare il ricorso a forme di indebitamento; l’avvenuta deliberazione del bilancio annuale nel quale siano incluse le relative previsioni e la possibilità di utilizzare il mutuo soltanto sulla base di documenti giustificativi della spesa.
L’anno scorso la fetta più consistente degli investimenti realizzati dai comuni italiani attraverso i nuovi mutui è stata riversata nella viabilità e nei trasporti (399 milioni). A seguire, troviamo la voce impianti e attrezzature ricreative (257 milioni), opere varie (199 milioni), edilizia sociale (187 milioni), edilizia pubblica (177 milioni) e i mutui contratti per scopi diversi dalle opere pubbliche (139 milioni). Chiudono il cerchio, a grande distanza, le opere igienico-sanitarie (37 milioni), il capitolo energia (21 milioni), le opere idriche (18 milioni) e quelle marittime (2 milioni).
(Fonte: Mef-Rgs)
A livello di distribuzione territoriale, emerge che il grosso dei mutui contratti dagli enti locali nel 2021 si è riversato nel nord del Paese, che pesa per il 45% del totale (650 milioni su 1.438). Segue il Centro con 537 milioni (37%) e infine il Sud con 251 milioni, pari al 17% del totale. In termini pro-capite, i valori più alti nel 2021 sono stati quelli della regione Lazio (61 euro a testa), seguita da Marche (49) ed Emilia Romagna (29). All’estremo opposto, la Valle d’Aosta (1,5 euro), il Molise (6,2 euro) e la Basilicata (9.6 euro)
(Fonte: Mef-Rgs)
Se guardiamo al dato del debito residuo al 1° gennaio 2022, risultano essere i piemontesi i più “indebitati”, che hanno un debito residuo pro-capite pari a 912,4 euro contro una media nazionale di 526,2.
Seguono, nell’ordine: Calabria (863,4), Liguria (768,4), Abruzzo (755), Marche (743,9), Umbria (690,5), Lazio (654,9), Campania (593,6) e Friuli-Venezia Giulia con 561,3 euro.
Si collocano al di sotto della media nazionale: Lombardia (521,5 euro di debito residuo degli enti locali pro-capite), Toscana (489,9), Valle d’Aosta (467,2), Basilicata (419), Emilia Romagna (375,3), Molise (336), Veneto (335,9), Puglia (316), Sardegna (308,7), Sicilia (305,2) e Trentino Alto Adige (128,8).
REGIONI | 2022 | ||
Valori assoluti (mln euro) | Valori % | Pro-capite (in euro) | |
Valle d’Aosta | 58 | 0,2 | 467,2 |
Piemonte | 3.901 | 12,5 | 912,4 |
Lombardia | 5.206 | 16,7 | 521,5 |
Trentino Alto Adige | 139 | 0,4 | 128,8 |
Veneto | 1.636 | 5,2 | 335,9 |
Friuli-Venezia Giulia | 674 | 2,2 | 561,3 |
Liguria | 1.167 | 3,7 | 768,4 |
Emilia Romagna | 1.666 | 5,3 | 375,3 |
Toscana | 1.809 | 5,8 | 489,9 |
Umbria | 598 | 1,9 | 690,5 |
Marche | 1.115 | 3,6 | 743,9 |
Lazio | 3.753 | 12,0 | 654,9 |
Abruzzo | 967 | 3,1 | 755,0 |
Molise | 99 | 0,3 | 336,0 |
Campania | 3.339 | 10,7 | 593,6 |
Puglia | 1.243 | 4,0 | 316,0 |
Basilicata | 228 | 0,7 | 419,0 |
Calabria | 1.606 | 5,2 | 863,4 |
Sicilia | 1.475 | 4,7 | 305,2 |
Sardegna | 491 | 1,6 | 308,7 |
ITALIA | 31.169 | 100,0 | 526,2 |
(Fonte: Mef-Rgs)