Preoccupazione tra i comuni per l’imminente avvento della riforma della contabilità prevista dal PNRR

Secondo un’indagine condotta da Centro Studi Enti Locali il 58% ritiene di non avere personale per attuarla e il 64% è scettico sui benefici

Tra le molte riforme che il nostro Paese si è impegnato a portare a termine nell’ambito del PNRR, ce n’è una pressocché sconosciuta all’opinione pubblica, la 1.15, che è passata molto sottotraccia rispetto ad altre ma in realtà è destinata però ad avere un impatto determinante sul lavoro di chi gestisce, dal punto di vista contabile, le amministrazioni pubbliche italiane. Per la prima volta, l’intero sistema pubblico italiano – dai ministeri alle scuole, dalle province alle università, dai comuni alle aziende sanitarie – userà un unico sistema di contabilità, quello basato sul cosiddetto principio “accrual”.

Ma quanto è conosciuta questa riforma dagli addetti ai lavori? È una delle risposte a cui ha cercato di dare una risposta una ricerca realizzata da Centro Studi Enti Locali in collaborazione con il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, Deda Value e Asfel nell’ambito del progetto divulgativo Accrual PA (clicca qui per leggere la ricerca) che ha per oggetto proprio la riforma della contabilità. I risultati di questa ricerca sono stati presentati in occasione della giornata conclusiva dell’Assemblea nazionale Anci in corso a Torino. Dalle risposte fornite a un questionario da 175 funzionari di alta qualificazione e dirigenti, prevalentemente provenienti dal mondo dei comuni, è emersa in maniera molto netta una generale preoccupazione legata all’attuazione di questa riforma. Il 72,5% degli intervistati si è detto molto o abbastanza preoccupato e ha motivato questo sentimento parlando di carenza di personale all’interno del proprio ufficio (58%) e dall’aspettativa di un carico di lavoro aggiuntivo che, secondo il 64% degli intervistati, non porterà benefici nell’ente. Più di metà di coloro che hanno partecipato all’analisi (53%) afferma di conoscere poco il nuovo sistema contabile e più di un ente pubblico su quattro (26,3%) ritiene che la propria realtà non abbia le competenze e conoscenze per recepire il nuovo dettato normativo. Il 40% del campione afferma di non avere attualmente gli strumenti necessari ma crede di potersi mettere in condizione di adottare la nuova contabilità attraverso una formazione mirata.

Molto critico il giudizio che emerge mediamente dalle risposte in merito alla comunicazione delle Amministrazioni centrali sulla riforma. Il 50,8% dei partecipanti esprime un parere negativo contro il 18,2% che è invece soddisfatto della qualità e quantità delle informazioni ricevute. Il giudizio neutro è rappresentato dal 31% del campione.

Per il 56% degli intervistati le informazioni ricevute dal Mef sono incomplete e solo uno su 5 pensa che queste indicazioni siano state date in modo tempestivo. Ancora meno (16,6%) quelli che trovano efficaci i materiali messi a disposizione dalla Ragioneria generale dello Stato.

I vantaggi attesi dalla riforma

Ma in cosa consiste la riforma? Con il termine accrual si fa riferimento al principio della contabilità economico-patrimoniale secondo cui le transazioni e gli altri eventi economici sono rilevanti in bilancio quando questi si verificano, indipendentemente dal momento in cui si manifestano le relative transazioni finanziarie. Tra i principali vantaggi di questa riforma, che ha una matrice comunitaria, c’è il fatto che, una volta attuata, tutti i bilanci pubblici (di ogni “ordine e grado”, italiani e non) saranno perfettamente comparabili. Il Governo e le istituzioni europee avranno a disposizione informazioni e dati più attendibili e dettagliati sugli utili e le perdite di ogni esercizio economico e avranno accesso a una quantificazione più accurata della consistenza del patrimonio pubblico che consentirà di fare una programmazione migliore delle risorse.

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