Vigili di finanza: una novità sommata ad un vantaggio

In Italia il problema dell’evasione fiscale è, ed è sempre stato, un fenomeno vasto ed allarmante che, oltre ad ostacolare la libera concorrenza e demotivare gli investimenti esteri nel Belpaese, ha portato all’espansione di fenomeni di criminalità organizzata. Con il tempo (e la volontà del Legislatore), si è ri-sagomato il ruolo degli Enti Locali nel contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, ponendola come una priorità e creando di fatto una vera e propria collaborazione Stato-Comune.
Il principio generale “pagare tutti = pagare meno”, sembra essere stato accolto di buon occhio dal Governo il quale, oltre a voler riorganizzare il Sistema tributario nazionale tramite la Legge 11 marzo 2014, n. 23, ha trasformato i Sindaci in operatori del Sistema, dotandoli di sistemi con i quali possono sorvegliare comportamenti che tendono ad abbassare tasse ed imposte ed inquadrare operazioni che si indirizzano, da un lato, verso la sottrazione di imponibile allo Stato, e dall’altro, verso atteggiamenti fraudolenti. Facciamo chiarezza con qualche numero estrapolato da “Il Fatto Quotidiano” del luglio 2013 e “Forexinfo” del 2015: in Italia si stima che l’economia sommersa sia pari a circa il 30% del Pil, contro il 25% della Spagna, il 16.5% della Germania, il 15.6% della Francia e il 13.8% della Gran Bretagna; 181 miliardi di Euro sono le imposte sottratte all’Erario nel 2013, con circa 15 miliardi di redditi non dichiarati, 5 miliardi di Iva non versata, 8.000 evasori totali e 27.000 lavoratori irregolari, con un’evasione che si aggira tra i 150 e i 200 miliardi ogni anno che corrisponde al 30% delle entrate totali. In Italia, l’evasione fiscale sembra essere un fenomeno culturale, anche perché la frode fiscale è punita nel massimo di 6 anni e, se reiterata, si applica l’art. 81 Cp. e può arrivare anche a 18 anni, ma in pratica le condanne non superano i 4-5 anni senza contare i nullatenenti, le Società fallite e quelle in liquidazione, e senza tener conto del tempo di prescrizione di 7 anni e mezzo dal momento in cui i reati sono stati scoperti.
In questa ottica si è ancora di più sviluppato il ricorso ai Comuni anche se la nascita e la partecipazione dei Comuni è remota: nel 1945 già si pensava alla presenza dei Comuni, poi è intervenuto l’art. 44 del Dpr. n. 600/73, e per finire con il riconoscimento, prima del 33% delle quote riscosse dai Comuni (Dl. n. 203/05), fino ad arrivare al 100% fino al 2017 (Legge n. 190/14). Tutto ciò quindi ha portato alla nascita e l’espansione dei c.d. “Vigili di Finanza” o “Nuclei di Polizia tributaria locale”, poiché i Comuni sono gli Enti più vicini al cittadino e con l’ausilio dei dati incrociati tra Comuni, Inps, Inail, Guardia di Finanza e Siatel, e conoscendo la realtà locale, tracciano un percorso telematico con il fine di portare alla luce eventuali evasori. Quindi, il messaggio attuale è: “Non versare le tasse non è una cosa da sfigati, né una crociata contro i ricchi: è la volontà dello Stato nel volere un Paese normale”.
Il ruolo dei Comuni si concretizza nella trasmissione all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza delle “segnalazioni qualificate”, cioè di atti e comportamenti sospetti che rilevano o evidenziano atteggiamenti elusivi o evasivi. La tecnica di ricerca negli anni si è affinata con la Piattaforma “Siatel 2.0 – PuntoFisco” e con la stipula di Convenzioni di cooperazione telematica che permettono l’interrogazione e lo scambio di informazioni. Tutto questo viene inquadrato anche in un principio di efficacia, efficienza ed economicità degli Enti Locali, che premia i più virtuosi perché si adoperano per porre in atto sistemi di bilancio efficaci. In questa direzione si è mosso anche il c.d. “Decreto Monti” (Legge 22 dicembre 2011, n. 214), il quale ha concesso ai Comuni una maggiore autonomia conferendo una più ampia flessibilità nella gestione della “cosa pubblica”, da una parte e, con riferimento all’art. 1, commi 11 e 12-bis, ha contrastato l’evasione fiscale eliminando le parti normative che prevedono l’istituzione di Consigli tributari nei Comuni. Così facendo, i Comuni che sottoscrivono protocolli antievasione con l’Agenzia delle Entrate possono stabilire nella loro autonomia regolamentare le modalità di scambio ed invio delle informazioni e la possibilità di trattenere fino al 100% di quanto accertato in via definitiva.
L’interesse del controllo si pone maggiormente sui Settori del commercio, edilizia, proprietà immobiliari e residenze fittizie all’estero.
Per quanto riguarda il commercio, i maggiori controlli andranno a visualizzare coloro che svolgono attività d’impresa pur non essendo titolari di Partita Iva, coloro che hanno dichiarato di svolgere un’attività ma in realtà ne svolgono una diversa, coloro che dichiarando di svolgere attività “riservata ai soci” ma di fatto svolgono attività commerciale, controlli sulle Società sportive dilettantistiche, Associazioni di volontariato, le Onlus, i controlli sulle affissioni pubblicitarie.
Per il Settore edilizio, i controlli saranno finalizzati a verificare gli affitti in nero, le cessioni di fabbricati grezzi, i terreni ex rurali, gli immobili abusivi e la relativa cessione dei terreni ed eventuali soci occulti che hanno partecipato al malaffare, proprietà immobiliari e relativi diritti di godimento (uso, usufrutto ed abitazione) in capo allo stesso soggetto siano essere abitazioni principali o secondarie, immobili posseduti in Italia e all’estero, accertamenti Imu-Tasi-Tari in relazione anche al numero di occupanti l’immobile, le rendite catastali, i contratti di locazione e le utenze relative alla fornitura di energia elettrica, gas e telefonia.
Per quanto riguarda le residenze fittizie all’estero, si andranno ad effettuare tutti gli accertamenti ex art. 43 Codice civile, utenze domestiche in Italia, figli iscritti presso le scuole, titolarità di cariche pubbliche, presenza di verbali al “Codice della Strada” italiano.
In conclusione, si evince l’ovvio e lampante ruolo e l’importanza dei Comuni e dei nuclei di Polizia tributaria locale.
di Massimiliano Piccoli
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