Una retribuzione più alta e adeguata alle crescenti responsabilità, una parziale revisione del meccanismo di selezione e l’affiancamento di Revisori più esperti ai neofiti al primo incarico: sono le richieste avanzate dal Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili (Cndcec) nel corso di un convegno a Roma cui ha preso parte anche il Ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa.
Come si legge in una Nota pubblicata il 23 giugno 2016 sul sito istituzionale del Consiglio, le istanze propugnate sono giustificate, innanzitutto, dal divario tra la centralità che il Legislatore ha dato alla figura dei Revisori degli Enti Locali e i compensi previsti, che avrebbero dovuto essere rivalutati ogni 3 anni e di fatto sono fermi dal 2005.
La combinazione di questi 2 fattori – aumento di funzioni, adempimenti, controlli e responsabilità a fronte di bassi compensi e un rigido tetto alle spese rimborsabili – ha prodotto, secondo i vertici del Consiglio nazionale, un crescente numero di casi di rinuncia all’incarico da parte dei Professionisti.
“Il Legislatore – ha detto il Presidente nazionale della categoria, Gerardo Longobardi – dimostra di riporre grande fiducia nel Revisore degli Enti Locali. Se così non fosse, non si capirebbe perché gli siano stati affidati quasi 100 adempimenti, peraltro estremamente complessi. Ma se il Revisore viene finalmente riconosciuto come un pilastro nell’organizzazione dell’Ente Locale, nel quale svolge una funzione insostituibile di presidio di legalità, è arrivato il momento di garantirne davvero la professionalità e valorizzarne il ruolo, anche dal punto di vista economico. Non è più possibile considerarlo contestualmente una risorsa e un costo della politica”.
Il Consiglio è poi tornato su un altro problema, già evidenziato in passato: il fatto che i Professionisti alla prima esperienza vadano necessariamente incontro un incarico da Revisore unico, trovandosi quindi a dover svolgere la propria funzione senza alcun tipo di supporto o guida, sia pure in un piccolo Comune.
Anche il Vicepresidente nazionale della categoria, Davide Di Russo, ha insistito sulla necessità di rivedere i compensi, che allo stato attuale “rischiano di essere percepiti al di sotto degli standard minimi di decoro. Non saprei ad esempio come altro definire – ha detto – il compenso di 1.500 Euro, spese incluse, per l’incarico di revisione da svolgere a 147 km di distanza dal proprio luogo di residenza”.
Oltre all’innalzamento dei limiti dei compensi, è stato suggerito di prevedere degli appositi incrementi laddove il Revisore eserciti le proprie funzioni anche nei confronti delle Istituzioni dell’Ente (10% in più per ogni Istituzione, sino a un incremento massimo del 20%) e di ancorare i rimborsi spese alla misura stabilita per gli Amministratori dell’Ente.
Infine, in merito alle modalità di estrazione fissate dal Dm. n. 23/2012, il Vice-Presidente Di Russo ha proposto di estrarre dall’Elenco dei Revisori degli Enti Locali 5 nominativi in caso di Revisore unico e 15 in caso di Collegio, consentendo poi all’Ente di individuare i Professionisti che dovranno ricoprire l’incarico tra coloro che sono stati estratti. “In caso di Organo collegiale, invece – ha concluso – un componente andrebbe selezionato tra i soggetti indicati all’art. 3, comma 2, Dm. n. 23/2012, in modo da favorire la formazione dei giovani alla prima esperienza di revisione attraverso la possibilità di accedere fin da subito a Organi collegiali, a fianco di colleghi già rodati”.