Il Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili (Cndcec) ha varato e trasmesso al Governo un pacchetto di proposte relative alla figura del Revisore dell’Ente Locale, i cui punti salienti sono stati riassunti in una Nota pubblicata dallo stesso Consiglio il 22 ottobre scorso sul proprio sito istituzionale.
Le considerazioni
Secondo i Commercialisti, a fronte di un significativo incremento delle responsabilità dei Revisori, non si è registrato – negli ultimi anni – il tentativo di creare un sistema che individui le competenze e le professionalità più adeguate alle esigenze peculiari dei singoli Enti Locali.
“Oggi, infatti, il Revisore – si legge – non è più solo mero Organo di controllo, ma è venuto a costituire un vero e proprio presidio di legalità che adempie alle proprie funzioni in piena indipendenza, contribuendo con la propria presenza e il proprio operato al conseguimento degli obiettivi dell’Ente Locale e alla tutela degli interessi della collettività”.
Le proposte
Queste – in sintesi – le proposte avanzate dal Cndcec nella missiva indirizzata al Governo:
- indirizzare i primi incarichi dei Revisori negli Enti più grandi dove il controllo affidato a un Collegio di tre membri e si può meglio maturare un’esperienza sul campo, basata anche sul confronto con gli altri colleghi. Gestire (come avviene allo stato attuale) il primo incarico da soli in un Ente di piccole dimensioni sarebbe infatti eccessivamente complesso per i giovani al debutto nel ruolo di Revisori;
- estendere l’estrazione a sorte dei Revisori anche alle Società partecipate pubbliche e a quelle quotate per favorire sia l’ampliamento delle opzioni di incarico, depotenziando il rischio di una indesiderata “fuga” di professionalità, sia una maggiore rotazione delle figure di controllo con vantaggi in termini di trasparenza e salvaguardia della figura del Revisore;
- fare chiarezza sulla normativa in materia di Organi di revisione delle Unioni di Comuni;
- eliminare gli attuali limiti di svolgimento dei mandati di revisione che rischiano “di provocare la dispersione di conoscenze ed esperienze consolidatesi con la pratica sul campo” che sono considerati superflui (in ragione della presenza di un sistema di estrazione) e disincentivanti per il professionista a investire in termini di preparazione ed esperienza perché privato di una benché minima prospettiva di continuità;
- rivedere il sistema dei compensi e dei rimborsi spese dei Revisori, che non ha registrato alcun aggiornamento dei limiti massimi dal 2005 ad oggi, “a fronte dell’ipertrofico incremento di funzioni, incombenze, controlli e responsabilità: un deplorevole disinteresse circa la necessità di provvedere all’aggiornamento del compenso, fermo da quasi dieci anni, e la sgradevole sensazione che il ruolo del Revisore negli Enti locali sia a torto catalogato tra i ‘costi della politica’ da tagliare senza esitazioni”;
- individuare un unico referente a livello ministeriale (contro i 4 attuali) deputato a intervenire sulla materia dei Revisori, cosí da favorire un continuo rapporto di collaborazione e dialettica tra il referente istituzionale unico ed i rappresentanti dei Revisori per il concreto miglioramento di questa funzione